PREMESSA

“L’Unione europea ha impostato una politica energetica che spinge gli Stati membri ad aumentare l’utilizzo delle fonti rinnovabili e ridurre le fonti fossili, per rendere l’Unione meno dipendente dalle fonti di energia tradizionali, quasi totalmente importate da Paesi terzi.


Attraverso il pacchetto clima-energia 20-20-20 l’Ue impone agli Stati membri entro il 2020 di ridurre del 20% le emissioni di gas serra, raggiungere il 20% di dipendenza energetica da fonti rinnovabili (per l’Italia sarà il 17%) e incrementare del 20% il risparmio energetico.


La normativa in materia di energia è piuttosto frammentaria e disorganica, in modo particolare per quel che riguarda le fonti rinnovabili.


La Commissione europea ha presentato il 30 novembre 2016 il cosiddetto “pacchetto invernale” di direttive in materia di energia, “Energia pulita per tutti gli europei”.


l corposo gruppo di provvedimenti prevede aggiornamenti per tutta la normativa di settore, dall’efficienza energetica, all’efficienza in edilizia, alle fonti rinnovabili, passando per l’ecodesign dei prodotti che consumano energia, e la riforma del mercato elettrico.

In questo ambito, è stata soggetta a revisione anche la Direttiva sulla Efficienza Energetica in edilizia n. 2010/31/UE per il controllo dei consumi energetici degli edifici e la riduzione delle emissioni i gas clima-alteranti, e recentemente, è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea (L 156/75) la Direttiva (UE) 2018/844 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 30 maggio 2018 che modifica la direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell’edilizia e la direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica.


Obiettivo della nuova direttiva, che entrerà in vigore il prossimo 9 luglio 2019, è arrivare entro il 2050 alla realizzazione di edifici pubblici e privati a consumo di energia vicino allo zero (NZEB), assicurare la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 40% entro il 2030 rispetto al 1990, aumentare la quota di consumo di energia da fonti rinnovabili, migliorare il risparmio energetico, la sicurezza energetica, la competitività e la sostenibilità dell’Europa.

A questo proposito gli Stati membri sono tenuti a definire una tabella di marcia con misure e indicatori di progresso, con tappe indicative per il 2030, il 2040 e il 2050, misurabili e stabiliti a livello nazionale in vista dell’obiettivo di lungo termine per il 2050 di ridurre le emissioni di gas a effetto serra nell’Unione dell’80-95% rispetto al 1990. Ricordiamo che oggi circa il 40% del consumo finale di energia nel Vecchio Continente dipende dalle costruzioni.


A livello nazionale, la normativa sulla prestazione energetica degli edifici è regolata dal D.Lgs. 192/2005 e successive modifiche sul rendimento energetico in edilizia, dalla L. 3 agosto 2013 n. 90 sulla efficienza energetica in edilizia (conversione del D.L. 4 giugno 2013 n. 63) d e dal D.M. 26 giugno 2015 Linee guida per la certificazione energetica degli edifici.


L’utilizzo della serra bioclimatica per la riduzione dei consumi energetici invernali è una strategia di fatto largamente impiegata fino dagli anni ’70 ma oggi formalmente riconosciuta non tanto dalla normativa nazionale (nessuna delle normative energetiche sopracitate, riferisce esplicitamente ai sistemi serra) quanto piuttosto dalla normativa regionale e comunale dal momento che, con l’adozione del D.Lgs. 192/2005, le regioni hanno visto legittimato il proprio diritto ad esplicitare le proprie competenze, sviluppare specificità e cogliere opportunità proprie dei loro contesti nella definizione delle normative regionali in materie di energia in edilizia. 

In assenza quindi di una normativa nazionale che fissi parametri dimensionali e prestazionali, diverse sono le Leggi Regionali e i Regolamenti Edilizi ed Urbanistici locali che riportano riferimenti a metodologie di calcolo per la determinazione del contributo energetico offerto dal sistema serra alla prestazione globale dell’edificio.

In genere la realizzazione delle serre solari è incentivata e stimolata attraverso benefici di carattere urbanistico e dal punto di vista edilizio, essendo assimilata ad un volume tecnico, non è da considerarsi per il calcolo della volumetria dell’edificio e pertanto esclusa dai computi urbanistici. 


Per essere considerata tale, una serra solare deve soddisfare una serie di requisiti che però variano da Comune a Comune.

A livello regionale, quindi, le serre bioclimatiche sono state riconosciute quali valide strategie per il miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici e ne sono stati pertanto stati definiti i parametri descrittivi e di calcolo.”

STUDIO DI UN PROTOTIPO DI SERRA BIOCLIMATICA
PER L’EFFICIENZA E LA SOSTENIBILITÀ ENERGETICA

Studio pubblicato da ENEA e dal Ministero dello Sviluppo Economico, a cura di Carlo Bibbiani, Fabio Fantozzi, Caterina Gargari (Report RdS/PAR2017/095).


La ricerca muove dalle più recenti evoluzioni normative in tema di risparmio energetico e di più moderni sviluppi della tecnologia relativa alla progettazione e realizzazione di elementi vetrati a controllo solare ad alte prestazioni energetiche per dimostrare l’efficacia dei sistemi a serra nel migliorare i livelli di comfort interno riducendo il consumo di energia non rinnovabile per il condizionamento degli ambienti interni.

Le serre bioclimatiche appartengono alla categoria delle tecnologie passive per il controllo delle condizioni termo-igrometriche degli edifici. 


Il termine “Sistema solare passivo” è utilizzato per descrivere quei sistemi che raccolgono, accumulano e ridistribuiscono energia solare senza l’utilizzo di impianti meccanici. I sistemi solari passivi sono composti essenzialmente da due elementi: un collettore, costituito generalmente da una superficie trasparente orientata a Sud/Sud-Ovest e una massa termica in grado di accumulare la frazione termica della radiazione solare. 

I sistemi passivi possiedono quindi la capacità di accumulare energia termica sotto forma di radiazione solare e di restituirla poi, direttamente o indirettamente, agli spazi adiacenti, migliorandone le condizioni di comfort interno e riducendone la spesa energetica per il riscaldamento.


In relazione alle diverse modalità di trasmissione del calore accumulato, le serre si possono dividere in due tipologie: a guadagno diretto o a guadagno indiretto.

Le serre a guadagno diretto costituiscono estensioni vere e proprie dello spazio abitato, da questo non separate se non per tramite di schermature vetrate e pertanto la radiazione solare incidente sulla superficie della serra, entra direttamente nell’ambiente interno e viene assorbita durante il giorno dagli elementi massivi di accumulo (pareti, solai, ecc) e da questi rilasciata all’ambiente durante le ore notturne.


Nei sistemi a guadagno indiretto, al contrario, la radiazione solare incide su una superficie di accumulo e riscalda l’aria dello spazio filtro fisicamente separato dallo spazio abitato, detto spazio tampone, a questo collegato tramite aperture che vengono aperte o chiuse per favorire lo scambio d’aria che, assieme al calore trasmesso verso l’interno da una eventuale superficie di accumulo, riscalda lo spazio abitato.

Oggi, i “sistemi vepa per il risparmio energetico” cioè le vetrate panoramiche amovibili, passive e sostenibili, per efficientare balconi e verande in serre solari a convenzione termica naturale (“captanti” e “tampone”), senza aumento di volumetria né modifica di destinazione d’uso, rappresentano di fatto un’importante evoluzione in termini di ottimizzazione energetica, in quanto ancora più passive e quindi termicamente più efficienti rispetto alle serre solari tradizionali con il tetto in vetro che nei mesi estivi risultano essere molto più trasmittanti e perciò energivore, economicamente poco convenienti e molto meno sostenibili rispetto alle vepa.


A cura del Comitato Tecnico Asvvepa

 

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