L’uomo è condizionato dal contesto in cui vive. L’ambiente domestico non è solo il luogo dove si trascorre la maggior parte della vita, ma è anche una parte integrante del benessere psicofisico degli individui.
La psicologia ambientale, settore di ricerca che studia e analizza il rapporto tra individuo e ambiente, ha evidenziato come e quanto quest’ultimo influenzi e condizioni comportamento e benessere psicologico delle persone.
Ambiente e benessere psicofisico
La qualità della vita è legata alla qualità dell’ambiente, pertanto la scelta dei luoghi in cui abitare non va sottovalutata, ed è importante conoscerne i fattori e le conseguenze, negative e/o positive che siano.
Quali sono le scelte da valutare per vivere meglio? Assodato che vivere in campagna, a stretto contatto con la natura, sia la condizione ideale per l’uomo, ma se non abbiamo la possibilità di scegliere, e siamo costretti a vivere in città, come dev’essere il luogo dove abitare? Oggi, è possibile stabilire rapporti e bilanci degli effetti psicologici nelle varie condizioni abitative e rispondere a tali domande.
Numerosi fattori amplificano le condizioni di stress e possono compromettere il benessere psicologico. I più comuni sono gli stimoli ambientali nocivi o difficilmente tollerabili in un habitat domestico. Mentre nei contesti abitativi i fattori determinanti e positivi sulla salute dell’uomo sono gli spazi, la loro funzionalità, la luminosità e l’arieggiamento, il rumore, la vista, l’igiene e la sicurezza.
Mentre sempre più numerosi sono gli studiosi che nutrono forti perplessità sulla qualità della vita degli appartamenti nei grandi agglomerati urbani. Nonostante sussistono fattori rilevanti che fanno preferire le metropoli ai piccoli centri più a misura d’uomo o, meglio, alla campagna, come le scelte commerciali, le attrattive culturali, le innumerevoli risorse nelle relazioni interpersonali, gli ambienti naturali sembrano avere un effetto benefico sul corpo/mente e sulla capacità di gestire meglio gli impulsi emotivi negli individui di tutte le età.
Al contrario, nei grandi centri aumenta il rischio di malattie e i livelli di stress. Uno studio di alcuni ricercatori tedeschi dell’Istituto Centrale di Salute Psichica dell’Università di Mannheim ha mostrato, attraverso le moderne tecniche di neuroimmagine, un legame tra la vita in città, lo stress e il manifestarsi di disturbi mentali. Perciò, assume un’importanza straordinaria il luogo in cui si vive:
oltre a fare la differenza in termini di soddisfazione, esso gioca un ruolo strategico per il benessere, per la percezione della felicità ed è anche parte integrante della propria identità. La scelta di uno specifico ambiente può essere guidata da ragioni affettive o può diventare una scelta strategica. Esso è il luogo delle maggiori attività che svolge quotidianamente un individuo, determinandone il tipo di relazione con i propri affetti o con gli amici. Assai rilevanti diventano quindi gli ambienti in cui è meglio trascorrere il proprio tempo.
Numerose ricerche concordano nell’affermare che gli ambienti ideali in una casa sono gli spazi verandati o i balconi vivibili con ampi spazi luminosi e ben arieggiati, preferibilmente (per i privilegiati) con una veduta panoramica sulla campagna, sul mare o più semplicemente verso un cielo azzurro.
Non sarà facile dimenticare gli anni 2020-2021: COVID19 ha colto impreparata l’Italia e non solo. Così, chiusi in casa per il lungo periodo di isolamento, la scorsa primavera abbiamo avuto il tempo di riflettere sul comfort e la funzionalità delle nostre abitazioni.
Differenti sono state le sensazioni di chi ha vissuto il lockdown in un appartamento di due stanze nelle grandi città, da chi lo ha vissuto in una casa in campagna. Chi più chi meno, in quei mesi, ha cercato di rendere la propria abitazione quanto più comoda e confortevole possibile. In tal senso le Vetrate Panoramiche e le verande hanno fatto la differenza. Si sono rivelate molto “utili” e quindi apprezzate.
Gli addetti ai lavori in questo settore hanno ricevuto tante testimonianze dai propri clienti che hanno vissuto la prolungata quarantena con minore senso di oppressione e di disagi psicologici proprio grazie alle ariose “serre solari”. Le vetrate panoramiche hanno permesso di sfruttare verande e balconi prima poco utilizzati, rendendoli vivibili, protetti dagli agenti atmosferici, da germi e batteri.
Chi ha scelto queste soluzioni per proteggere il proprio balcone ha potuto allestire un angolo fitness luminoso, un’area giochi sicura per i figli, un piacevole ambiente per lo smartworking o la DaD (didattica a distanza). Tutto ciò nel pieno rispetto delle Leggi, senza la necessità di permessi comunali, poiché le antine in vetro prive di profili orizzontali non modificano la destinazione d’uso del balcone o della veranda dove vengono installate e quindi non creano cubatura. Inoltre non alterano il prospetto degli edifici, semmai lo riqualificano, e infine sono “amovibili manualmente” come da Normative sull’edilizia libera in merito alle “strutture precarie”.
A tal proposito e di recente, il TAR Puglia si è espresso con una sentenza e ha condannato al risarcimento danni un Comune della provincia di Bari che aveva impedito ad un concittadino l’istallazione di vetrate panoramich
Il Coronavirus ha colpito tutti noi e in vari modi. La maggior parte delle persone costrette in isolamento per periodi più o meno lunghi ha presentato sintomi lievi o moderati quali febbre, tosse secca, spossatezza, indolenzimento e dolori muscolari, mal di gola, diarrea, congiuntivite, mal di testa, perdita del gusto o dell’olfatto, eruzione cutanea o scolorimento delle dita di piedi o mani. In alcuni casi con sintomi più gravi.
Le persone più fragili hanno infatti accusato difficoltà respiratoria, senso di oppressione e dolore al petto, perdita della facoltà di parola o di movimento.
Le conseguenze per la salute mentale del Covid-19 sono già visibili e, dicono gli esperti, dureranno più a lungo dell’attuale pandemia. Tra i disturbi psicologici più frequenti ci sono ansia e panico, sintomatologia ossessivo-compulsiva, insonnia, problemi digestivi, oltre a sintomi depressivi da stress post traumatico.
Questi non sono solo la diretta conseguenza della pandemia, ma principalmente l’effetto dell’isolamento sociale prolungato. La rivista di medicina The Lancet ha pubblicato ultimamente un articolo da cui emerge un quadro chiaro e allarmante: periodi di isolamento, anche inferiori ai 10 giorni, possono avere effetti a lungo termine, con presenza – fino a tre anni dopo – di sintomi psichiatrici. Seppur necessaria per limitare la diffusione dell’epidemia, infatti, non siamo “progettati” per gestire a lungo una “segregazione”.
Come diceva il filosofo greco Aristotele “l’uomo è un animale sociale”, assolutamente incapace di vivere isolato dagli altri, in quanto l’assenza di relazioni non permette lo sviluppo dell’identità personale e l’esercizio della ragione. La natura stessa dell’essere umano è fortemente in antitesi con la situazione che stiamo vivendo.
Ricerche e studi autorevoli dimostrano quanto, gli ambienti in cui si trascorre l’isolamento, siano determinanti nell’acuire o diminuire malesseri e sintomatologie. E’ stato accertato che l’isolamento prolungato influisce in maniera negativa sulla salute delle persone, andando ad alterare i ritmi del sonno e dell’alimentazione, nonché riduce le possibilità di movimento. Così facendo, vengono a deprimersi i naturali canali di espressione e piacere dell’uomo, con conseguente deflessione dello stato d’animo.
Mentre i livelli di stress ambientale continuano a crescere, si assiste, infatti, al deterioramento delle relazioni attraverso comportamenti che vanno progressivamente a sostituire la nostra vecchia visione del mondo e dei rapporti interpersonali. “Divide et impera” (letteralmente dividi e comanda) dicevano i latini, che già avevano sapientemente compreso come un’autorità, per controllare e governare un popolo, tenda a frammentarlo. Rabbia e nervosismi, inespressi e duraturi, si ritorcono contro noi stessi con risvolti depressivi o problemi psicosomatici. I soli fattori di stress ambientale che caratterizzano questo particolare momento storico suggeriscono chiaramente il rischio di nuove sindromi, e questa volta a soffrirne potrebbe essere la nostra salute mentale; con un sistema sanitario nazionale, ancora una volta, non preparato a questo rischio.
Crescono i tassi di depressione e angoscia, il consumo di alcol, droghe e i comportamenti rischiosi tra i quali il suicidio. Esaurimento psicofisico, ansia, paura e dolore, angoscia, trauma, rabbia, queste emozioni si alternano, si mescolano, e crescono in intensità fino a travolgere la persona e sfociare in disturbi psicologici clinicamente significativi, come la “depressione reattiva”.
Il Covid-19 aumenta il rischio di depressione, inficiando la capacità individuale di risolvere i problemi, stabilire e raggiungere obiettivi, e funzionare in modo efficace, al lavoro e nelle relazioni, rendendo ulteriormente difficoltoso il recupero dalla crisi. Infatti, seppur si manifesti in modi diversi, alla base della depressione vi è sempre un malessere che si esprime in un atteggiamento rinunciato. Nelle persone viene progressivamente meno qualsiasi forma di reazione attiva di fronte alle difficoltà della vita: si tende sempre di più a lamentarsi, sfogarsi e affidarsi completamente agli altri nella gestione di se stessi, tutte azioni di delega, quindi di rinuncia. E – come scrisse Emile Cioran – la rinuncia altro non è che “un piccolo suicidio quotidiano”.
Sentirsi sicuri e protetti è una delle esigenze primarie fondamentali nell’essere umano, così come avere il controllo degli eventi nella propria vita. Questa pandemia porterà inevitabilmente a ridefinire i nostri stili relazionali, che non saranno più basati sulla vicinanza ma sulla distanza. Il contatto fisico verrà sostituito da una condivisione negoziata, mentre la digitalizzazione delle vite, già avviata con l’avvento dei social media, della tecnologia e della realtà virtuale, verrà ulteriormente enfatizzata, grazie alla legittimazione medicoscientifica
Affrontare al meglio e con flessibilità i cambiamenti in atto previene l’insorgere di psicopatologie. L’essere umano è estremamente duttile, si adatta al cambiamento, che diventa la nuova normalità.
Bisogna darsi tempo. “Ciò che al mondo è più flessibile vince ciò che al mondo è più duro”, diceva Lao Tzu. In questo contesto, alcuni spazi domestici come grandi balconi vetrati, serre solari climatiche e verande possono addirittura rappresentare importanti presidi terapeutici e hanno un’enorme influenza sul nostro equilibrio biopsicologico. Oltre ad essere i luoghi ideali per contenere la trasmissione dei virus e batteri grazie alla possibilità di arieggiare nel migliore dei modi questi ambienti
Sopportare una “quarantena” in un ambiente luminoso e panoramico come un balcone vetrato è completamente diverso che vivere la propria solitudine in una camera, forse angusta, in uno spazio delimitato da quattro muri con una inestra che guarda il desolante interno di un cortile o la vecchia palazzina di fronte.
In alcune circolari sulla prevenzione e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, contro il diffondersi nell’aria del virus, Ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità prescrivevano di arieggiare spesso gli ambienti chiusi, considerandola una priorità tra le più efficaci per il contenimento del contagio tra le mura domestiche o in luoghi pubblici affollati.
In questo caso le vetrate panoramiche assumono una importante funzione igienico-sanitaria e sociale. Una veranda o un balcone chiusi e protetti perimetralmente da vetrate panoramiche – e resi pertanto funzionali e vivibili – diventano non solo i luoghi domestici meno deprimenti in cui trascorre i lockdown ma anche quelli in assoluto più igienici e salubri.
La dottoressa Annamaria Mattei, medico endocrinologo del Centro Medico D.N.A. di Milano, ci conferma che il sole, in tutte le culture, ha sempre rappresentato energia, calore e vita. La luce solare è il più importante integratore, la più straordinaria medicina che la natura abbia messo a disposizione dell’uomo.
La pratica di sfruttare la luce naturale del sole a scopi terapeutici ha davvero origini molto antiche, era già conosciuta e sfruttata dagli antichi romani e dai greci che si servivano della luce del sole per curare la maggior parte delle malattie della pelle.
La luce solare è molto importante nella nostra vita: regola i ritmi circadiani dell’organismo, scandisce il ciclo sonno-veglia, influenza positivamente il nostro umore combattendo la depressione. Esporsi almeno 30 minuti al giorno alla luce del sole (anche con cattivo tempo) è un toccasana per moltissime funzioni dell’organismo e, soprattutto, per l’equilibrio ormonale. Attraverso il nervo ottico, infatti, la luce arriva alla ghiandola pineale e influenza, tra l’altro, l’asse ipofisi-surrene e tutto il sistema endocrino. La luce del sole influenza il metabolismo del cortisolo e quello di tutti gli altri ormoni e neurotrasmettitori che seguono un ritmo circadiano, cioè che sono prodotti nell’arco della giornata in maniera diversa a seconda che ci sia luce o buio.
Tiroide, pancreas e ghiandole sessuali funzionano meglio in presenza
di luce. La luce solare influenza anche il GH, l’ormone della crescita, tanto che l’altezza che raggiungeremo da adulti dipende anche dalla quantità di luce solare alla quale si è stati esposti nel grembo materno negli ultimi tre mesi di gravidanza e nei primi tre mesi di vita. La luce solare inoltre agisce positivamente sulla qualità del sonno. Gli impulsi luminosi trasmessi dalla retina all’epifisi ed al cervello inducono la liberazione di neurotrasmettitori fondamentali per il ritmo sonno veglia.
L’esposizione al sole durante il giorno incentiva la naturale produzione di melatonina di notte, contribuendo a mantenere un buon assetto ormonale ed a garantirci un soddisfacente riposo notturno.
Senza sole invece si ha un peggioramento dello stato emotivo (per mancata produzione di serotonina) con maggior rischio di crisi di depressione, nonché peggioramento della memoria e dell’apprendimento.
L’azione del sole è comunemente conosciuta per due importanti reazioni del corpo: la pigmentazione dell’epidermide, cioè l’abbronzatura ed il potenziamento della produzione di vitamina D, (la cosiddetta “vitamina o ormone del sole”).
Senza entrare nel merito della meteoropatia, è bene sapere che il sole stimola la produzione di serotonina, l’ormone del buonumore, e della melatonina, altro ormone che aiuta la serenità anche perché permette di regolarizzare il ciclo sonno-veglia a tutto vantaggio di un buon riposo e dunque di una minore irritabilità e stanchezza. Esponendoci direttamente al sole (con le necessarie precauzioni) oppure esponendoci indirettamente alla sua luce, sul nostro balcone verandato facciamo un pieno di vitamina D, utile a rafforzare il sistema immunitario e tenerci lontani dalle malattie. L’esposizione al sole permette inoltre di rilassarsi e stimola la libido, fattori tutt’altro che trascurabili per il nostro benessere generale.
L’importanza della vitamina D nel nostro corpo e degli effetti benefici del vivere in luoghi luminosi e assolati è confermata da altri prestigiosi studi. E’ conoscenza ormai diffusa che alle donne gravide ed ai neonati si consigli un’adeguata esposizione solare e vengono suggeriti integratori per favorire la produzione di vitamina D. Tale vitamina infatti è fondamentale per garantire una giusta crescita ossea ed una corretta dentizione.
La funzione della vitamina D è soprattutto quella di promuovere la mineralizzazione delle ossa, favorendo il trasporto attivo del calcio; è preziosa inoltre nel mantenere un sistema nervoso stabile, un’azione cardiaca ed una coagulazione sanguigna normali, poiché tali funzioni sono collegate ad un ottimo utilizzo di calcio (e fosforo) da parte dell’organismo, nonché un sistema immunitario efficiente. Questa “vitamina” in realtà è un ormone o, più precisamente, un gruppo di pro-ormoni liposolubili costituito da 5 diverse vitamine ( D1, D2, D3, D4 e D5).
Il 90% della vitamina D presente nell’organismo viene prodotta in seguito all’esposizione ai raggi ultravioletti (UV), solo una piccola percentuale di popolazione che passa la giornata in ambienti chiusi e privi di illuminazione naturale o vive in regioni “nordiche” poco baciate dal sole è costretta ad una supplementazione alimentare per sopperire adeguatamente alla carenza di produzione di vitamina D. Le popolazioni che in passato vivevano in zone poco luminose come i Paesi del Nord o le persone che vivevano in ambienti chiusi e bui sviluppavano più facilmente rachitismo e ipovitaminismo.
Sono stati ampiamente evidenziati tutti i benefici che la luminosità naturale e il sole hanno sulla salute e il benessere umano e, nello specifico, sulla produzione di calcio per il nostro organismo. Il calcio è il principale costituente delle ossa; non essendo prodotto dal nostro
organismo deve essere assunto con gli alimenti. Oltre al latte e ai suoi derivati, alimenti particolarmente ricchi di questo minerale, i legumi, gli ortaggi, la frutta secca, alcuni pesci e altri alimenti sono tra le fonti di calcio.
Ovviamente più si invecchia più questo sistema produttivo, come tanti altri processi metabolici, subisce dei rallentamenti e spesso si dimostra inadeguato: questo spiega come durante la vecchiaia le ossa diventino più fragili e deboli e la loro massa si assottigli, giustificando l’alta percentuale di osteopenia ed osteoporosi che si rileva nelle donne dopo il raggiungimento della menopausa.
Alle stesse conclusioni sono giunti anche i ricercatori italiani.
Come documentato attraverso gli studi condotti dalla professoressa Adriana Albini, ricercatrice e docente presso l’Università Bicocca di Milano, la vitamina D ha un ruolo fondamentale nel mantenere un’adeguata mineralizzazione ossea, poiché promuove l’assorbimento intestinale di calcio e controlla i meccanismi di riassorbimento osseo. Questa vitamina è prodotta dal nostro organismo a livello cutaneo attraverso l’esposizione alla luce solare. E’ sufficiente restare all’aria aperta mezz’ora al giorno, anche su un balcone vetrato, con almeno mani e viso scoperti, per avere a disposizione i quantitativi di cui l’organismo ha bisogno.
Alla “luce” di questi studi, poter trascorrere le proprie giornate in ambienti domestici molto luminosi, pieni di sole e facili da arieggiare, come un balcone verandato, assume un’importanza rilevante per la salute e il benessere delle persone.
Ricerche internazionali nell’ambito della fertilità hanno suggerito che l’esposizione alla luce solare ed il conseguente aumento di vitamina D possa giocare un ruolo favorevole anche nel successo riproduttivo.
Una ricerca australiana rivela infatti che un terzo degli uomini che hanno problemi di fertilità soffre anche di carenza di vitamina D, la cosiddetta “vitamina del sole”. Secondo Anne Clark, direttore scientifico dell’Australian Fertility Centre, basterebbero venti minuti al giorno di esposizione ai raggi solari con le maniche della camicia arrotolate per aumentare in maniera considerevole il livello plasmatico della vitamina.
Lo studio ha coinvolto 105 soggetti con oligospermia (bassa conta spermatica) associata a carenza di vitamina D che hanno condotto uno stile di vita più sano e si sono sottoposti ad un trattamento multivitaminico ed antiossidante per due o tre mesi. I test successivi hanno rivelato un significativo miglioramento della loro qualità spermatica ed un terzo ha ottenuto un concepimento.
Anche i ricercatori della Medical University di Graz, in Austria, hanno confermato che un aumento della vitamina D nel maschio sia correlata a livelli di testosterone e ad una conta spermatica più favorevole.
Sul versante femminile migliori livelli della vitamina si assocerebbero ad un incremento delle concentrazioni sia di estrogeno che di progesterone, favorendo una maggiore probabilità di regolare ovulazione ed incrementando quindi le percentuali di successo riproduttivo.
Questi dati e più estese sperimentazioni cliniche confermano che la concentrazione di vitamina D sembra giocare un ruolo significativo nelle pazienti infertili affette da endometriosi o da policistosi ovarica.
Per tutti questi motivi, negli ultimi anni e in tutto il mondo, sono sempre di più le famiglie che scelgono di chiudere i propri balconi con le vetrate panoramiche e di viverci sempre più spesso tutto l’anno. Questi dati sono confermati dall’incremento esponenziale della produzione, dell’acquisto e dell’utilizzo – anche per fini sanitari e terapeutici – di sistemi vetrati in molte e sempre più numerose nazioni.
Frank e Cedric Garland , della Berkeley University of California, hanno dimostrato importanti connessioni fra la carenza di vitamina D e alcune forme di neoplasie. Uno studio condotto su 1,179 donne in menopausa ha dimostrato che alti livelli di vitamina D fanno scendere al 60% il rischio di svilupparle, in particolare a colon e seno.
L’esposizione alla luce solare aiuta la guarigione della psoriasi. Nell’ambito di questa malattia della pelle, terapie a base di bagni di luce vengono praticate da anni con successo e significativi miglioramenti nell’84% dei soggetti coinvolti.
L’esposizione alla luce del sole favorisce il rilassamento muscolare, oltre a incidere positivamente sulla mobilità delle articolazioni.
La luce solare stimola l’incremento del testosterone negli uomini e del progesterone nelle donne. La serotonina, la cui produzione viene incrementata durante i bagni di luce, crea un immediato totale effetto di benessere, fisico e mentale.
La luce del sole migliora il buon umore e allontana lo stress: grazie all’attività dei neuro-trasmettitori aumentano le difese del sistema immunitario, migliora la risposta del sistema endocrino e regolarizza i ritmi biologici.
La luce del sole ha effetti benefici sui pazienti affetti da Alzheimer. La vitamina D si trasforma inoltre in D3, elemento fondamentale per la cura contro il rachitismo.
Le ultime ricerche evidenziano come la luce solare contribuisca ad allontanare il rischio di insorgenza di osteoporosi e sclerosi multipla.
La luce solare influenza il metabolismo e incide positivamente sulla qualità del sonno. Coinvolge occhi, pelle, nervi e cervello con la conseguente produzione di neuro-trasmettitori fondamentali per il ritmo sonno veglia.
L’esposizione a fonti luminose solari durante il giorno, incentiva la naturale produzione di melatonina di notte, contribuendo a regolarizzare l’equilibrio ormonale.
E infine, non meno importante, i bagni di luce mettono di buon umore, producendo il sorriso!
E’ stato accertato che Il sole e la sua luce hanno un potente effetto sul nostro umore e contribuiscono alla nostra salute e alla nostra felicità, molto più di altri fattori climatici.
Alcuni ricercatori della Brigham Young University, nello Utah, hanno analizzato l’effetto che il sole ha sul nostro stato d’animo, analizzando come le ore dall’alba al tramonto agiscono sui comportamenti delle persone e i risultati sono davvero interessanti e sorprendenti.
I dati raccolti dai ricercatori non lasciano dubbi: le ore di luce solare hanno un importante effetto sullo stato mentale di ognuno. Si tratta peraltro di un effetto molto più potente di quello prodotto da altri fattori, come temperatura, inquinamento e pioggia. Lo studio mette in evidenza come le persone sono più tristi quando le giornate sono meno soleggiate e le ore fra l’alba e il tramonto si riducono, e sono più felici quando invece la luce del giorno, fra alba e tramonto, dura di più.
Questo dato è stato analizzato anche in riferimento ad altri studi sull’effetto del tempo e dell’inquinamento sull’umore e si è scoperto che nulla come la luce ha un impatto benefico sullo stato mentale delle persone.
I dati raccolti dall’Associazione Italiana Vetrate Panoramiche ASSVEPA confermano ciò che ogni rivenditore o installatore di questi sistemi vetrati sa già: le famiglie che possono trascorrere più ore in un ambiente assolato e arioso, come un grande balcone a vetri, sono molto più felici di quei nuclei familiari costretti in spazi meno luminosi e più angusti. Fare colazione in maniche di camice sul proprio balcone e con i propri cari, in una giornata fredda ma assolata mentre fuori fa freddo, non ha prezzo.
Secondo l’ANGSA (il Comitato Scientifico dell’Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici), la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e l’associazione Autism Europe, l’autismo è un disturbo dello sviluppo neurobiologico che impedisce a chi ne è affetto di interagire in maniera adeguata con le persone e con l’ambiente. Il disturbo si manifesta con un’ampia gamma e livelli di gravità e un continuum di variabilità. Coloro che ne sono affetti presentano, nella maggior parte dei casi, alterazione e compromissione della qualità dell’interazione sociale, alterazione e compromissione della qualità della comunicazione e modelli di comportamento e interessi limitati, stereotipati e ripetitivi.
E’ stato evidenziato come, durante il lockdown causato dal Covid-19, in mancanza di scuola, assistenza e terapie, i bambini e i ragazzi affetti da tali patologie hanno percepito queste giornate come interminabili e mal sopportato i lunghi momenti di noia. Tutto ciò ha contribuito a peggiorare le loro condizioni e acuito i loro disturbi, soprattutto se costretti in ambienti piccoli e poco luminosi.
Mentre, quei bambini che hanno potuto trascorrere il loro tempo libero in ambienti luminosi e ariosi, come balconi e verande protette, magari con vista panoramica, hanno sopportato molto meglio l’isolamento forzato. Ambienti che si sono rivelati ideali anche per piccole attività motorie tanto importanti per alcuni bambini autistici.
Secondo il Prof. Claudio Mencacci, Presidente della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia e direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell’Ospedale Fatebenefratelli Sacco di Milano, “l’attuale pandemia Sars-Cov 2 non è rimasta sola, ne ha innescato delle altre, il suo dilagare si è trasformato in “sindemia”, un insieme di patologie pandemiche, sanitarie, sociali, economiche, relazionali.
Sono molte difatto le persone che, durante i vari lockdown – e purtroppo anche dopo – causa l’isolamento sociale, l’inattività fisica e la mancanza di relazioni sociali, stanno soffrendo di ansia, depressione, sbalzi d’umore, crisi di nervi, e stentano a trovare soluzioni positive.
Molte persone non escono di casa, nonostante le misure precauzionali messe in atto, e soprattutto si sentono sopraffatte da comportamenti rinunciatari. La rinuncia porta ad una condizione che nel campo delle neuroscienze si chiama Impotenza Appresa, questo blocca ogni azione di adattamento e aumenta quel sentimento di non controllo degli eventi quotidiani sulla propria vita”.
Per mitigare, alleviare tali effetti, in alcune prescrizioni mediche, oltre ai dati medici e farmacologici, si indicano come condizione “sine qua non” fare delle lunghe passeggiate o, nell’impossibilità, cercare di fare piccole attività fisiche in compagnia dei propri affetti in ambienti luminosi e ben arieggiati, come balconi chiusi a vetro, verande vetrate o serre solari climatiche.
Per alcune persone condizioni indispensabili anche per una maggiore efficacia delle cure.
Anche l’inquinamento domestico può provocare danni alle vie respiratorie. E’ quanto scritto nello Studio Anapnoì, “Respirare bene per invecchiare meglio” dell’Università Cattolica che ha coinvolto sei dipartimenti, due gruppi di ricerca in Fisica ambientale e Fisica della materia del Dipartimento di Matematica e Fisica di Brescia, due sociologi della Facoltà di Scienze politiche e sociali di Milano, la Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali di Piacenza e due gruppi di ricerca afferenti al Policlinico Gemelli di Roma.
La ricerca ha evidenziato il rapporto tra le abitudini di alcuni anziani all’interno delle proprie case e l’impatto del particolato atmosferico proveniente dalle attività di casa, come cucinare o fare le pulizie. Incrociando i dati i ricercatori hanno appurato che alcune pratiche favoriscono lo sviluppo di patologie polmonari in persone di età avanzata o con malattie pregresse. Fra queste la frittura dei cibi, l’uso di candele e di deodoranti per profumare gli ambienti. Tutte attività che svolgiamo quasi quotidianamente, ma che a lungo andare possono cau sare seri problemi alla salute.
Gli studiosi sono concordi nell’affermare che gli ambienti domestici ideali per la prevenzione o il miglioramento di tali disturbi e patologie sono i vani meglio arieggiati o facili da arieggiare e quindi più salubri della casa come balconi vetrati, verande o serre solari climatiche.
Vivere lunghi periodi di isolamento in casa per l’emergenza Covid-19, chiusi tra quattro mura, in ambienti poco ariosi, con scarsa luce naturale o illuminazione artificiale, come si è visto, crea stati d’ansia che portano alla depressione.
Come spiega il professore Michele Gulizia, Presidente della Fondazione dei Cardiologi Ospedalieri Italiani “Per il Tuo Cuore” e Direttore di Cardiologia dell’Ospedale Garibaldi-Nesima di Catania:“gli effetti del Coronavirus si ripercuotono sul nostro cuore vittima quindi, in modo diretto e indiretto. E’ vittima in modo diretto perché l’apprensione e la paura di contrarre il virus aumenta il carico da stress che nuoce alla salute del nostro cuore e fa peggiorare gli stati cardiopatici”.
Questa grande quantità di stress che si è accumulato con l’emergenza Coronavirus viene chiamata la Sindrome di Takotsubo, (“il polpo nel vaso”, tecnica dei pescatori giapponesi di pescare il polpo), quando il cuore subisce una modificazione a causa dello stress, e questo cuore altera la sua struttura, assume un restringimento per cui gli enzimi cardiaci si modificano come nell’infarto ed il soggetto va incontro ad un’ischemia. Proprio nei periodi di lockdown molti soggetti hanno accusato questa cardiomiopatia da stress, specialmente le donne e soprattutto quelle più anziane.
E’ stato riscontrato inoltre che alcuni sintomi legati a queste patologie sono diminuiti tra coloro che hanno potuto trascorrere l’isolamento in ambienti domestici meno claustrofobici e stressanti come una stanza chiusa, rispetto ad altri vani quali verande e balconi vetrati vivibili, pieni di luce solare, facili da arieggiare e meglio ancora se con vista panoramica (NdA).
Come si vedrà nel prossimo capitolo, abbiamo affidato ad una agenzia specializzata un piccolo sondaggio sul tema: “La vita quotidiana ai tempi del Coronavirus”. Sono stati intervistati numerosi membri di nuclei famigliari sul proprio stato d’animo, in questo periodo di isolamento forzato a casa.
Nove interpellati su dieci hanno dichiarato di sentirsi depressi e angustiati per l’impossibilità di uscire, chiusi tutto il giorno tra quattro mura.
Ad altrettante famiglie – scelte tra i nostri tanti clienti che, avendo ampi balconi, verande coperte o porticati esterni, hanno avuto l’opportunità di chiudere e proteggere gli spazi esterni con vetrate panoramiche – nove intervistati su dieci, hanno detto di sentirsi meno angosciati e oppressi, grazie alla possibilità di vivere insieme ai propri cari le lunghe e interminabili giornate, in ambienti protetti, luminosi, bioclimatici, confortevoli, a diretto “contatto visivo” con l’esterno e con la natura.
Nei difficili momenti di grave emergenza, avere il morale alto aiuta a sopportare tutto con più positività, più ottimismo e questo rende più forti e pronti a riprendere la propria vita e ripartire.
Abbiamo voluto approfondire questi argomenti per dare un nostro personale contributo e, anche se, non prettamente scientifico, non per questo meno significativo.
Vito A. Chirenti
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