Giurisprudenza

DEFINIZIONI


Vetrate panoramiche, ovvero paravento in vetro, senza profili verticali, ad ante
scorrevoli richiudibili su se stesse, installate con viti di fissaggio (e non ancoraggio)
su una guida in alluminio e senza l’utilizzo di telai in acciaio murati, plinti, saldature
o strutture di fissaggio permanenti, da installare sul proprio balcone o veranda, al fine
di garantire una migliore fruizione dello spazio esterno dell’unità abitativa, tutelando
l’area dagli agenti atmosferici.


Struttura a vetri scorrevoli e richiudibile a pacchetto, ancorata su parapetto del
balcone stesso nella parte inferiore, ed all’intradosso del solaio sovrastante nella parte
superiore. Le stesse ante possono richiudersi a libro a 90° gradi rispetto al balcone,
contro il muro, così come essere, facilmente, smontate da chiunque, senza, necessità
di un tecnico specializzato o di attrezzi particolari.


Un balcone, regolarmente assentito in fase di realizzazione dell’edificio
(condominiale) e quindi conforme alle previsioni progettuali, è già di per se stesso, a
tutti gli effetti, un “volume”.



ASPETTI LEGALI


Con un perplesso e illogico percorso motivazionale, le Amministrazione comunali,
solitamente, ritengono che la posa in opera delle antine di vetro paravento necessiti di
un qualche titolo edilizio, nel mentre si tratta di opera rientrante nell’attività edilizia
libera, poiché i manufatti in oggetto sono costituiti, come evidenziato da
documentazione tecnica, da antine in vetro che scorrono su una guida in alluminio (di
esigue dimensioni e il cui impatto visivo diventa irrilevante se non nullo),
applicate mediante semplici viti e tasselli nella parte inferiore del balcone e
nell’intradosso del solaio sovrastante. Si tratta perciò, come dimostrato da
documentazione, di ante in vetro che possono essere inserite e rimosse da chiunque,
manualmente cioè senza necessità di alcun attrezzo, rimanendo applicata alla
muratura, esclusivamente, la guida, il cui impatto è nullo.


Proprio per la loro natura “precaria” i paraventi in vetro sono certamente temporanei
e stagionali, essendo volti a tutelare il balcone dalla pioggia e dal vento: a differenza
dei serramenti, rispetto ai quali le singole antine in vetro non garantiscono lo stesso
valore termico non sono impermeabili né isolanti (in quanto prive di elementi
metallici elementi strutturali trasversali o verticali) non incidono architettonicamente
sul prospetto o sulle facciate degli edifici in genere.


E’ pertanto palesemente evidente come si sia di fronte ad elementi mobili, precari e
amovibili che escludono, in radice, la necessità di un titolo edilizio per la loro posa in
opera, e di rilevanza fondamentale.


E’ bene anche sottolineare come, a differenza delle tende parasole, questi elementi in
vetro, essendo trasparenti, non hanno, neppure, alcun impatto sul versante visivo e sul
decoro estetico. Anzi, l’aspetto delle tende parasole, con colorazioni diverse installate
sullo stesso prospetto (come generalmente si vede) può essere impattante e per nulla
estetico.


Si è di fronte, in altri termini, ad una struttura leggera costituita unicamente da guide
destinate ad ospitare e fare scorrere le ante in vetro richiudibili su se stesse e,
comunque, facilmente smontabili, senza particolari strumenti: l’opera principale non

è e non può essere, allora, la struttura in alluminio – di modestissime dimensioni, la
quale costituisce un mero elemento accessorio, necessario al sostegno e allo
scorrimento delle antine in vetro – bensì, proprio, le antine in vetro (si ribadisce, prive
di elementi verticali o profili in alluminio, al di fuori delle guide) che costituiscono
elementi di protezione dagli agenti atmosferici, finalizzati ad una migliore
fruizione dello spazio esterno dell’unità abitativa, e non adatte quindi a
modificare una destinazione d’uso e a creare nuova volumetria.


Non viene, dunque, né potrebbe venire in rilievo, una vetrata avente caratteristiche di
serramento (infisso), in cui l’opera viene in rilievo nella sua complessità di elementi
(infissi, vetro ed elementi verticali e orizzontali metallici o in alluminio), bensì
un’opera esclusivamente in vetro, con la stessa finalità che la giurisprudenza ha
individuato per altre strutture semplici, vale a dire la protezione dagli agenti
atmosferici, come stabilito per le tende parasole (strutture del tutto analoghe ma
molto vistose anche se chiuse) e molto più impattanti, rispetto a delle antine
paravento quasi invisibili.


Per tutti questi motivi l’installazione di paravento in vetro non può essere annoverata
né tra gli interventi soggetti a permesso di costruire, né tra gli interventi soggetti a
SCIA o CILA.


ETIMOLOGIA


Per “volumetria“ o “cubatura” si intende un qualsiasi organismo edilizio che
comporti UTILIZZO, MODIFICA e CONSUMO e OCCUPAZIONE del
TERRITORIO. Un edificio trasforma e consuma il territorio ma non una tenda, una
vetrata paravento o un impianto di illuminazione. L’origine del termine “cubatura”
proviene dai materiali edili (calcestruzzo, carpenteria lignea ecc.), quantificabili
fisicamente e commerciabili in metri cubi (mc), con i quali si costruiscono gli edifici,
trasformando e consumando il territorio. Pertanto, è palesemente evidente che non
può sussistere la “cubatura della cubatura”. Semmai si può parlare di “cambio di
destinazione d’uso”, cosa ben diversa della “volumetria” o “cubatura”.


“Veranda” – Il Codice civile definisce “veranda”: “un manufatto costruttivo che
determina una modifica esterna della facciata dell’edificio, suscettibile di rilievo
urbanistico, ma privo di individualità propria, in quanto destinato a integrare il
restante edificio.


GIURISPRUDENZA


Ex multis, Cons. Stato, Sez. VI, 25 gennaio 2017, n. 306
– non costituisce una “trasformazione edilizia e urbanistica del territorio”, dovendosi
ritenere l’opera principale non la struttura ospitante le antine in vetro, bensì le
antine stesse che, come si è detto, hanno una funzione paravento e parapioggia;
– non costituisce una “nuova costruzione” neppure nella sua consistenza complessiva,
rappresentata dalle guide e dalle ante in vetro, poiché, stante le sue rilevate
caratteristiche, non assume la valenza di trasformazione del territorio, non avendo
la chiusura della struttura chiusa alcun elemento di fissità, stabilità e permanenza,
per il carattere totalmente amovibile delle antine di vetro, “onde, in ragione della
inesistenza di uno spazio chiuso stabilmente configurato, non può parlarsi di
organismo edilizio connotantesi per la creazione di nuovo volume o superficie”
– non costituisce ristrutturazione, in quanto non vi è rinnovo o sostituzione di “parti
anche strutturali degli edifici”, né vi sono interventi che “portino ad un organismo
edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente”.


L’installazione di antine in vetro paravento costituisce attività edilizia libera,
rientrando, logicamente, nelle opere di finitura di spazi esterni che, ai sensi dell’art.
6, comma 1, lett. e-ter), DPR 380/2001, non necessita di titolo: non è un caso che
queste antine paravento siano state pensate proprio per evitare la formazione di
nuove cubature stabili e definitive come, invece, si verifica nel caso di
infissi/serramenti posti a tamponamento di un balcone esistente e per precisione
di chiusura definitiva di uno spazio che nasce “aperto”.


In tal senso, la giurisprudenza del Consiglio di Stato è chiara nell’affermare, con
riferimento a strutture analoghe, che “l’opera principale non è, infatti, la struttura in
sé, ma la tenda, quale elemento di protezione dal sole e dagli agenti atmosferici,
finalizzata ad una migliore fruizione dello spazio esterno dell’unità abitativa, con la
conseguenza che la struttura (in alluminio anodizzato) si qualifica in termini di mero
elemento accessorio, necessario al sostegno e all’estensione della tenda.


Quest’ultima, poi, integrata alla struttura portante, non può considerarsi una “nuova
costruzione”, posto che essa è in materiale plastico e retrattile, onde non presenta
caratteristiche tali da costituire un organismo edilizio rilevante, comportante
trasformazione del territorio. Infatti la copertura e la chiusura perimetrale che essa
realizza non presentano elementi di fissità, stabilità e permanenza, per il carattere
retrattile della tenda, “onde, in ragione della inesistenza di uno spazio chiuso
stabilmente configurato, non può parlarsi di organismo edilizio connotantesi per la
creazione di nuovo volume o superficie”.


(Cfr. Cons. Stato, Sez. VI, 25 gennaio 2017, n. 306).
In una vicenda altrettanto analoga, il Consiglio di Stato ha affermato: “la struttura
costituita da due pali poggiati sul pavimento di un terrazzo a livello e da quattro
traverse con binario di scorrimento a telo in pvc, ancorata al sovrastante balcone e
munita di copertura rigida a riparo del telo retraibile (c.d. pergotenda) non
configura né un aumento del volume e della superficie coperta, né la creazione o la
modificazione di un organismo edilizio, né l’alterazione del prospetto o della sagoma
dell’edificio cui è connessa, in ragione della sua inidoneità a modificare la
destinazione d’uso degli spazi interni interessati, della sua facile e completa
rimovibilità, dell’assenza di tamponature verticali e della facile rimovibilità della
copertura orizzontale” (Consiglio di Stato, sez. VI, 11 aprile 2014, n.1777).


Ancora. Costituisce principio pacifico, consacrato da costante giurisprudenza, che un
vano chiuso da tre lati già rappresenta, a tutti gli effetti, volume preesistente
(ex plurimis, T.A.R. Campania Napoli Sez. IV Sent., 22-05-2017, n. 2714).
Nello specifico alle vetrate panoramiche / vetri paravento amovibili, in una
recente Sentenza (n. 560/2019 del 12.06.2019 – III Sez. Reg. Ric.), il Tribunale
Amministrativo Regionale per la Puglia ha annullato un’Ordinanza del Comune di
Modugno (BA) che intimava la “demolizione” (rimozione) di una vetrata panoramica
“struttura a vetri scorrevoli e richiudibile a pacchetto, ancorata su parapetto del
balcone stesso nella parte inferiore, ed all’intradosso del solaio sovrastante nella
parte superiore”.


Visto l’art. 55 del Codice di Procedure Amministrative, i Magistrati della Terza
Sezione del TAR di Bari NON hanno ravvisato violazioni alle Norme in materia
urbanistica in quanto “la chiusura del balcone, realizzata con un sistema facilmente
amovibile e non stabilmente ancorato alla struttura del balcone stesso”, “non
genera un cambio di destinazione d’uso del balcone” e pertanto non crea ulteriore
volumetria.


SENTENZA DEFINITIVA (REG.PROV.COLL. N. 00560/2019 REG.RIC.)
“… il Tribunale Amministrativo Regionale per la Puglia (Sezione Terza),
definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, lo accoglie e,
per l’effetto, annulla l’ordinanza di demolizione e ripristino oggetto di gravame.
Condanna l’amministrazione comunale alla rifusione delle spese di giudizio in
favore di parte ricorrente, liquidandole complessivamente in €.700,00
(settecento/00), oltre spese e accessori di legge.


Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall’autorità amministrativa.
Così deciso in Bari nella camera di consiglio del giorno 6 maggio 2020, tenutasi
mediante collegamento da remoto in videoconferenza, secondo quanto disposto
dall’art. 84 del D.L. 17 marzo 2020, n. 18, con l’intervento dei magistrati…”
Sent. C. Stato 14/10/2019, n. 6979
Con questa recentissima Sentenza, il Consiglio di Stato ha ricordato che, ai sensi del
combinato disposto degli articoli 3 e 10, del D.P.R. 6/6/2001, n. 380, sono soggetti al
rilascio del permesso di costruire gli “interventi di nuova costruzione”, che
determinano una “trasformazione edilizia e urbanistica del territorio”, mentre una
struttura leggera destinata ad ospitare pannelli retrattili in materiale plastico non
integra tali caratteristiche.


Infatti, la “pergotenda ritraibile (di m 9 per m 4,30 e comandata elettricamente),
tamponata sui lati con pannelli di vetro scorrevole richiudibili a pacchetto” è
un’opera che, pur non essendo destinata a soddisfare esigenze precarie, non
necessità di titolo abilitativo in considerazione della consistenza, delle
caratteristiche costruttive e della sua funzione.


La sentenza richiama anche l’allegato al D. Min. Infrastrutture e Trasp. 02/03/2018,
avente ad oggetto il glossario contenente l’elenco delle principali opere edilizie
realizzabili in regime di attività edilizia libera, il quale, al n. 50, include le
pergotende tra gli interventi realizzabili in regime di edilizia libera.


Il Consiglio di Stato ha pertanto concluso che la tenda, integrata alla struttura
portante, non può considerarsi una “nuova costruzione”, anche laddove destinata a
rimanere costantemente chiusa, posto che essa è in materiale plastico e retrattile,
onde non presenta caratteristiche tali da costituire un organismo edilizio
rilevante comportante trasformazione del territorio. Infatti la copertura e la
chiusura perimetrale che essa realizza non presentano elementi di fissità, stabilità
e permanenza, per il carattere retrattile della tenda e dei pannelli, onde, in ragione
della inesistenza di uno spazio chiuso stabilmente configurato, non può parlarsi di
organismo edilizio connotantesi per la creazione di nuovo volume o superficie.


RICORRENTI ED EVIDENTI ILLEGITTIMITÀ NELL’OPERATO
DELLE AMMINISTRAZIONI COMUNALI


– Violazione e falsa applicazione degli artt. 3, 6, 10 e 22 dpr 380/2001.
Violazione e falsa applicazione dell’art. 34, comma 2-ter, dpr 380/2001
– Eccesso di potere per erronea presupposizione in diritto.
– Erronea qualificazione dell’opera.
– Eccesso di potere per travisamento dei fatti.




A CURA DEL CTS – COMITATO TECNICO-SCIENTIFICO ASSVEPA



Avvocato Dottoressa Anna TOMA – Direttrice del CTS


Avvocato Luca STICCHI (Studio Legale Prof. Avv. E. STICCHI-DAMIANI) –

Assistenza Legale

Avvocato Antonio TANZA (Presidente Nazionale Adusbef) – Difesa dei

Consumatori

Avvocato Andrea DELLI NOCI– Assistenza Legale


Avvocato Marasco MARASCO (penalista) – Assistenza Legale

Ingegnere Niceta MONTINARO – Edilizia sostenibile

Ingegnere Giuseppe MASCIA – Edilizia sostenibile

Ingegnere Andrea OTTINO – Edilizia sostenibile

Ingegnere Filippo INTRECCIA – Energie Alternative e Mobilità Sostenibile

Ingegnere Andrea MAGNANI – Calcoli e Verifiche Energetiche

Ingegnere Gianni TRIBUZIO (Albo P.E. Ministero dell’Interno) – Ingegneria dei
Materiali / Certificazioni


Ingegnere Marcello GESMUNDO – Programmatore informatico

Ingegnere Daniele PERRONE – Informatica

Architetto Gianfranco INFANTE – Edilizia sostenibile

Architetto Stefania GALANTE – Verifiche Energetiche

Architetto Alfredo MANCA – Efficientamento Energetico

Architetto Antonio CIOFFI – Edilizia sostenibile

Architetto Barbara CALÌA – Design

Architetto Luisa QUARTA – Urbanistica

Architetto Davide NEGRO – Edilizia Ecosostenibile

Dottor Daniele MAZZOTTA – Designer

Dottoressa Giovanna MASCIA – Edilizia sostenibile

Dottor Giosef PERRICCI (Albo I.M. Ministero dello Sviluppo Economico) –
Innovazioni Informatiche e Tecnologiche

Dottor Salvatore GADALETA – Sviluppo e Finanziamenti alle Imprese

Dottor Giuseppe COPPOLA (Ceo DFV) – Esperto in Tecnologie delle Verniciature

Dottore Gianni MONDELLI – Consulenza Aziendale

Dottore Domenico LOMBARDI – Consulenza Aziendale

Dottore Daniele BANCHINO – Consulenza Aziendale

Dottore Vito MAZZEO – Consulenza Aziendale

Dottore Professore Stefano MASULLO – Consulenza Bancaria / Cultura d’Impresa

Dottor Andrea DE PASCALI – Esperto di Gestione e Amministrazione Pubblica

Dottor Giovanni CASTRIGNANO’ – Esperto di Agronomia e Floro-vivaistica

Dottor Fabio RIZZO – Esperto di Agronomia e Floro-vivaistica

Dottor Filippo SPARRO –Agronomo Paesaggista

 

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DAD – HOME

LOCKDOWN DAD - HOME & SMART WORKING

Short-stories e testimonianze: la vita quotidiana delle famiglie italiane chiuse in casa durante gli isolamenti causati dalla pandemia.               

Lockdown, a volte, più sopportabili e meno deprimenti proprio grazie all’utilizzo delle vetrate panoramiche amovibili.

   

Nelle attività di marketing delle aziende associate, svolte prima, durante e dopo l’acquisto di un bene o di un servizio, attraverso un costante monitoraggio post-vendita attraverso i loro database, si verifica la customer satisfaction, cioè il gradimento e la soddisfazione del cliente finale.

 

Questo incarico è affidato a società esterne specializzate in indagini di mercato. Dati, analisi ed interviste che permettono di ottenere un quadro generale e, nello specifico, informazioni utili a migliorare l’offerta della loro rete commerciale e dei servizi offerti ai propri clienti.

 

Pubblichiamo gli estratti di alcune tra le centinaia di interviste telefoniche – le più significative – effettuate nell’arco del 2020.                                                          

Cristina e Giuliano L. di Pescara, intervistati a gennaio 2020:

“Avevamo necessità di trovare un altro appartamento per avere una stanzetta in più per la nostra seconda figlia. Avevamo questo grande balcone fronte mare mai utilizzato a causa del vento quasi sempre presente sull’Adriatico. Poi abbiamo scoperto che per chiuderlo con le VePa non occorreva permesso a costruire poiché essendo le antine di vetro amovibili con creavano ulteriore volumetria, lasciando invariata la destinazione d’uso originale. Proteggere questo nuovo grande spazio luminoso e facile da arieggiare e utilizzarlo come soggiorno ci ha permesso di creare una stanzetta in più per Federica, la maggiore, che sta crescendo e ha bisogno di più privacy. Inoltre, poiché mio marito ed io siamo convinti ambientalisti e cerchiamo

nel nostro piccolo di preservare l’eco-sistema, il fatto di non aver contributo – almeno idealmente – ad aumentare il consumo del suolo attraverso la cementificazione per nuove costruzioni, è per noi moralmente appagante”.


Silvia C. di Arezzo, intervistata a febbraio 2020:


“Al di là di poter disporre di un confortevole spazio in più, cosa di straordinaria importanza durante il lockdown, mi sono resa conto che abbiamo di gran lunga abbassato i consumi legati al riscaldamento dell’appartamento. Sono una casalinga, ma ho sempre gestito i conti dell’attività di mio marito, e quindi sono avvezza ai numeri. Facendo un raffronto tra l’anno precedente all’installazione delle vetrate panoramiche nella nostra verandina e quest’anno, le fatture del gestore del riscaldamento mi si sono abbassate di almeno un terzo. Di fatto, in poco tempo ce le stiamo ripagando grazie al risparmio energetico e perciò ne sto parlando bene: le vetrate panoramiche ti permettono non solo di recuperare spazio in casa ma anche di abbassare i costi del gas per riscaldare la casa. Più di così! Siamo davvero contenti!”


Martina L. di Genova, intervista a marzo 2020:


“Io e mio marito abbiamo acquistato casa qui a Genova circa due anni fa e, per alcuni lavori di ristrutturazione, ci siamo fatti seguire da una mia amica del liceo, che nel frattempo era diventata arredatrice e designer. Casa nostra si trova in periferia ed è un attico, l’appartamento è quindi circondato da un ampio terrazzo a livello. La mia amica Claudia ha tribolato non poco con me, perché sinceramente non ero troppo convinta di chiudere parte di questo terrazzo, considerando tale spesa non proprio necessaria. Invece lei, conoscendomi da anni, aveva ragione nell’insistere.  E oggi vivo molto di più la parte di terrazza chiusa con le meravigliose vetrate panoramiche che mi permettono una veduta suggestiva verso il mare. Inoltre la terrazza essendo all’ultimo piano si sporca molto meno e in più, mio marito, che ha il pollice verde, ha creato nella serra solare anche un piccolo orto pensile e negli ultimi due mesi abbiamo mangiato melanzane e pomodori a… chilometro zero!”

Dante P. di Bari, intervistato ad aprile 2020:

“Nel 2014 ho acquistato per mio investimento personale un trilocale nelle vicinanze della Stazione Centrale a Bari. E’ una proprietà che ho messo subito a reddito, affittandola a studenti universitari e trasfertisti.  I primi 5 anni sono stati un incubo… il pavimento di uno dei balconi dell’appartamento, a causa di un’impercettibile pendenza, di cui neanche mio cognato, che si è occupato dei lavori, si era accorto, creava delle infiltrazioni nel solaio sottostante. Anni di sistemazioni che risolvevano poco e lasciavano il tempo che trovavano. Il coinquilino del piano inferiore era particolarmente infastidito e quasi sul punto di rivolgersi agli avvocati, senza contare tutte le velenose riunioni condominiali! Decisamente una situazione pesante!


Sempre alla ricercare di soluzioni per sistemare definitivamente la questione, navigando in rete ho trovato uno degli articoli di approfondimento sulle vetrate panoramiche, grazie alle quali, nello specifico, si sarebbe potuto risolvere questo problema. Ho contattato l’azienda, ho spiegato la mia problematica e sono stato a mia volta chiamato da un loro rivenditore della mia città.


Ho risolto il problema dell’infiltrazione, e il vicino di casa non mi stalkera più mentre i ragazzi in affitto nell’appartamento hanno anche un ulteriore spazio a disposizione da vivere. La scelta di chiudere quel balcone con delle vetrate a libro a me ha sinceramente tolto una grande preoccupazione, salvando il solaio da dannose infiltrazioni, umidità e lesioni strutturali.”

Katia B. di Bologna, intervistata a giugno 2020:

“Prima del lockdown, lavoravo in un centro massaggi all’interno di una grande palestra come operatrice olistica. A dicembre 2019 avevo inalmente concluso il mio training di 400 ore per diventare istruttrice di Hatha Yoga. Avevamo installato le vetrate panoramiche a chiusura del balcone del salone a maggio 2018.  Il mio compagno ed io avevamo sfruttato questo ulteriore spazio unicamente come un’illuminata area relax. La svolta è stata durante il lockdown… Mi sono ritrovata all’improvviso in cassa integrazione e senza prospettive lavorative sul breve periodo a causa della situazione pandemica. Le palestre d’altronde erano ancora chiuse… Il colpo di genio mi è venuto un giorno mentre mi allenavo qui: per farla breve, Paolo M. di Tivoli, intervistato a maggio 2020:     


“Con la pensione, io e mia moglie Marina abbiamo deciso di vendere la casa che avevamo a Roma e di acquistare qui a Tivoli una piccola villetta con giardino. Non abbiamo fatto grandi lavori, perché for-tunatamente abbiamo trovato questo immobile che comunque era già in ottime condizioni.  

                                                             

Tra i pochi lavori di miglioramento, abbiamo chiuso un balcone nel prospetto posteriore. In questo modo è come se avessimo quasi raddoppiato lo spazio del salone. Mia moglie ci ha anche ricavato un piccolo spazio per ritornare a dipingere, hob-by giovanile che aveva tralasciato per crescere i figli.

Onestamente pensavo che questa cosa, il chiudere il balcone con le vetrate, avreb-be comportato molte carte, autorizzazioni da richiedere…ed invece il rivenditore che ci ha seguito ed installato le vetrate panoramiche ci ha semplicemente spiegato che, se non si cambia la destinazione d’uso del balcone, non ci sono affatto problemi.

A saperlo prima, le vetrate scorrevoli le avrei messe anche a Roma, lì sì che avevamo poco spazio. E forse saremmo rimasti ad abitare lì, nella nostra Città Eterna.”

Il alcone chiuso dalle vetrate è diventato la mia palestra, e qui faccio lezione online di yoga su una piattaforma a pagamento. Quindi sì, io raccomando sicuramente di installare le Vepa in casa, che per me sono state proficue e perciò fondamentali!”

Marcello R. di Novara, intervistato a luglio 2020:

“Ho la fortuna di avere una casa molto grande e questo mi ha permesso di poter ospitare i miei anziani genitori non appena, ad inizio febbraio, si è iniziato a sentir parlare in Italia di questa malattia sconosciuta, che poi si è tramutata in pandemia globale. Nel momento in cui con mia moglie e i ragazzi abbiamo deciso di farli venire a stare qui da noi, nel trasferirsi, purtroppo, mio padre è caduto e ha riportato una frattura alla caviglia. E’ stata veramente una fortunata coincidenza quella di aver installato l’anno prima delle vetrate panoramiche a chiusura di una parte del portico di casa. L’ortopedica che ha operato mio padre si era infatti molto raccomandata nel far stare mio padre al sole, per permettere al suo organismo di procedere con la produzione di vitamina D, che appunto permette l’assorbimento del calcio. Il lockdown della scorsa primavera ci ha regalato delle bellissime giornate di sole e i miei genitori se le sono potute godere protetti e tranquilli nel nostro portico di casa luminoso e assolato.” 


Elena C. di Varese, intervistata a settembre 2020:

“Non posso che raccomandare le vetrate panoramiche! A settembre 2019 le abbiamo installate a casa per proteggere e usare il balcone di una stanza da letto. A distanza di qualche mese, proprio in quella stanza mi sono confinata in isolamento fiduciario, quando ho avuto il sospetto di aver contratto il Covid-19 presso la struttura per minori alternativa al carcere, nella quale lavoro come operatrice. Sospetto che si è poi trasformato in certezza. Ho passato in pratica più di un mese chiusa prima di negativizzarmi. Le vetrate mi davano la

sensazione di attenuare quel senso di oppressione che avevo, potevo starmene al sole al riparo dal vento, vedere da lì la mia famiglia in sicurezza: sicuramente se non ci fossero state, l’isolamento casalingo sarebbe stato ancora più duro e stressante, dal punto di vista psicologico.”

 

Martino F. di Catania, intervistato ad ottobre 2020:

“A giugno 2019 ho fatto installare le vetrate panoramiche a chiusura di un balcone in casa. Il soggiorno di casa si è ampliato ed è diventato di lì a qualche mese l’area giochi dei miei figli e dei miei nipotini. Mia sorella, che abita al piano superiore e lavora come mio cognato in ospedale, è stata destinata ad un reparto Covid, mentre mio cognato è un operatore del 118. Fino ad agosto, i miei nipotini sono stati qui da me per la tranquillità di tutti, essendo mia moglie casalinga ed io consulente del lavoro in smart-working. Ho ceduto il soggiorno ai bambini, ma lì c’era sicuramente più spazio ed essendo tutti ancora in età prescolare, hanno potuto giocare assieme per tutto il tempo, ma soprattutto in sicurezza grazie a queste ante di vetro che hanno anche un sistema di bloccaggio anti-infortunistico.  Almeno loro non avranno, come noi adulti, un brutto ricordo di questo periodo!” Claudio F. di Bolzano intervistato a novembnre 2020:

 

“L’idea di chiudere con delle vetrate panoramiche parte del nostro ampio portico ci era venuta circa un anno fa, andando a vedere i lavori di ristrutturazione in casa di alcuni amici. L’installazione è stata poi eseguita nel settembre del 2019. Mia moglie ha poi arredato questo nuovo spazio con un paio di divanetti e tavolini. L’idea era di avere un living-room luminoso, proprio come nelle riviste di arredamento. Con lo scoppiare della pandemia e con l’avvio della famosa DaD,

La didattica a distanza, Giacomo, mio figlio più piccolo, si è poi

impossessato del living-room, eleggendo questo nuovo spazio ben illuminato come proprio “studio”. Con il senno di poi, l’idea di chiudere il portico con delle vetrate è stata per noi davvero provvidenziale. Giacomo ha 8 anni e condivide la stanza con sua sorella Livia, che ne ha 17 ed è studentessa liceale. Di certo non avrebbero potuto frequentare le lezioni online nella stessa stanza!”


Antonella S. di Milano, intervistata a dicembre 2020:

“Io non sono milanese ma pugliese e questo è il primo anno, da quando abito a Milano, che non scendo giù a trovare la mia famiglia e, sinceramente, non so neanche quando potrò farlo. Tutto il lockdown l’ho trascorso sul balconcino che fortunatamente avevo chiuso – su suggerimento di un amico architetto – con delle vetrate a libro. E menomale che in casa abbiamo potuto disporre di questo nuovo spazio in più. Il mio compagno ed io infatti lavoriamo per due diverse aziende. Se non avessimo avuto l’ulteriore spazio a disposizione grazie al balconcino chiuso… beh, credo mi sarei ridotta a fare le riunioni via Zoom con il mio capo in bagno, per non sovrapporre le mie call con quelle effettuate dal mio compagno. Il nostro è un piccolo appartamento con ingresso soggiorno e angolo cottura, bagno e stanza matrimoniale. Il balconcino che abbiamo chiuso con le vetrate a impacchettamento si trova dal lato opposto della stanza da letto, dove si è appunto sistemato Federico. Se non avessimo avuto la disponibilità di proteggere e usare il balconcino, lavorare in smartworking in due e in più per aziende diverse, in un piccolo appartamento come il nostro, sarebbe stato piuttosto complicato.”


I lockdown causati dal Covid-19 ci hanno fatto scoprire – nostro malgrado – gli enormi benefici sociali e salutari di cui hanno beneficiato tutte quelle persone che hanno potuto trascorrere l’isolamento pandemico in ambienti luminosi e facili da arieggiare.

 

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Progetti eco-sostenibili

PROGETTI ECO-SOSTENIBILI

Reinventare le Città

Le VePa sono senza dubbio le vere protagoniste nell’architettura e nell’edilizia trasparente e luminosa del Terzo Millennio,  grazie alla loro leggerezza, funzionalità, bellezza ed eco-sotenibilità. La conoscenza pratica dei nuovi materiali e della tettonica degli edifici “a funzionalità circolare” consentirà la realizzazione, su vasta scala, di spazi ed edifici belli e ad alte prestazioni. Attraverso sistemi e materiali da costruzione innovativi, avverrà un approccio olistico all’economia circolare con “tecnologie sociali” che alimenteranno nuove opportunità di business nell’economia della condivisione.

Parigi reinventa

Le progettualità urbane del futuro saranno circolari: edifici come ecosistemi energetici a circuito chiuso dove materiali, natura e acqua sono al centro delle soluzioni funzionali e architettoniche. Le città di oggi, per esistere, richiedono enormi quantità di risorse dall’esterno. Mentre in una visione futura la città di domani sarà come un paesaggio produttivo, che soddisfa i propri bisogni dall’interno: fornirà un’abbondanza di aria e acqua pulita, energia rinnovabile, cibo locale e sarà costruita con materiali riutilizzabili, lasciando dietro di sé risorse anziché rifiuti. Sarà soprattutto luminosa e trasparente grazie all’utilizzo di vetri performanti di ultima generazioni.

Il progetto Reinvent Paris [22] pensato dallo Studio di Architettura GXN di Copenhagen in Danimarca è il seme di una trasformazione epocale. Su sessantamila metri quadri  – che ospitano uffici, appartamenti residenziali, hotel, galleria commerciale e una stazione di autobus – i progettisti hanno mostrato ciò che è possibile realizzare con i materiali e le tecnologie di oggi, rappresentando in questo senso un “seme per la città del futuro”.

Urban farming - Fattorie sospese

In passato, le città hanno fornito cibo e nutrimento al di fuori delle aree urbane. La nuova tipologia di città ideale integrerà sui tetti la coltivazione ortofrutticola che a sua volta creerà nuove opportunità di lavoro e contribuirà a educare i cittadini sulla produzione ecologica in termini di nutrizione. Al contempo i tetti offriranno un paesaggio naturale e produttivo. Con l’introduzione, ad esempio, della tecnologia Agrivoltaic, sui tetti si produrrà non solo cibo ma anche energia. Queste “fattorie sospese” saranno visibili attraverso un sistema di pannelli fotovoltaici a specchio rovesciato che, riflettendo i giardini ortofrutticoli, offriranno a impiegati, visitatori e passanti l’esperienza di un organismo edile vivo che si evolve e muta ad ogni stagione.


Acqua riciclata

Un impianto autogestito e autosufficiente di rigenerazione passiva creerà un’atmosfera di freschezza con la musicalità dell’acqua che scorre. Acqua che viene filtrata biologicamente attraverso un vero e proprio letto di piante. La Terrazza integra una cascata d’acqua che contribuisce al comfort dei suoi utenti contro l’inquinamento acustico e atmosferico.

Il sistema di gestione per l’utilizzo e la pulizia dell’acqua del terrazzo si basa sulla raccolta delle acque meteoriche e reflue. L’acqua viene pulita con un processo biologico chiamato “macchina vivente”. L’acqua piovana viene utilizzata come risorsa e viene raccolta dal tetto e riciclata attraverso un processo di pulizia organico. L’acqua pulita viene utilizzata per il lavaggio e per l’irrigazione dei giardini nei parchi sui tetti.

Vetrate per l’energia rinnovabile

Questo “parco termodinamico” utilizza strategie energetiche sia passive che attive. Attraverso la geometria delle superfici vetrate, l’edificio riduce il suo consumo energetico. Le grandi facciate vetrate garantiscono la quantità di luce diurna e riducono al minimo l’uso di energia elettrica per l’illuminazione. Allo stesso modo, per la regolazione dell’ombreggiamento la geometria della facciata gioca un ruolo cruciale dell’edificio in luoghi con elevata esposizione ai raggi solari.

Ombreggiamenti bioclimatici

Le lamelle amovibili della pensilina sul tetto, che incorporano il fotovoltaico come una seconda pelle, hanno una triplice funzione. Come i polmoni offrono aria fresca, ma anche ombreggiatura e una produzione annua di energia elettrica pari a 220 MWH. Un impianto fotovoltaico integrato nelle facciate degli uffici esposte a sud, producono un totale di PV = 1.900 MWhet, coprendo e riducendo il 50% del consumo energetico. 

Smog Free

Il progetto prevede inoltre un’ottimizzazione della gestione della qualità dell’aria interna ed esterna, con un impatto positivo sia per gli utenti che per gli edifici circostanti. Poiché si trascorre il 90% del proprio tempo negli edifici, la qualità dell’aria interna gioca un ruolo fondamentale per il nostro benessere. Piante vive e materiali attivi vengono utilizzati per pulire l’aria all’interno degli edifici.


Al centro del complesso, una grande serra a vetri, come un camino o un fungo solare, insieme a piante pensili, diventano un sistema attivo che offre ai visitatori aria fresca nel cuore della città. Il progetto Smog Free non è una soluzione locale e statica, ma un processo e un insieme di esperienze sensoriali. Grazie a queste tecnologie per la depurazione, i cittadini possono diventare la soluzione e non il problema.


Infine, la ventilazione naturale è ottenuta attraverso il riscaldamento solare, con le apertura sul tetto e la filtrazione dell’aria attraverso le piante. Ciò garantisce una temperatura ottimale, sia d’estate che d’inverno. Le piante, infatti, hanno un sistema naturale di purificazione dell’aria. Aumentando il flusso d’aria che passa attraverso un apparato radicale, l’effetto viene moltiplicato per 100. L’aria che contiene elementi tossici, come VOC e Benzene, passa attraverso mediatori sempre più porosi come un ventilatore ad alta velocità. Il carbone attivo all’interno dei mediatori attrae le sostanze chimiche e le trattiene, assorbendole, grazie a microscopici organismi nelle radici delle piante.

A cura del CTS Assvepa

 

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istanza ai ministeri

Preg.mo Ministro Enrico Giovannini Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili Piazzale di Porta Pia, 1 – 00161 Roma Preg.mo Ministro Giancarlo Giorgetti Ministero dello Sviluppo Economico Via Veneto 33 – 00187 Roma Preg.mo Ministro Roberto Cingolani Ministero della Transizione Ecologica Via Cristoforo Colombo, 44 – 00147 Roma E p.c. Esimio Presidente Antonio Decaro Associazione Nazionale ANCI Via dei Prefetti, 46 – 00186 Roma E p.c. Soci Sedi Regionali e Provinciali AssVePa Oggetto: Istanza di interesse collettivo Pregiatissimi sigg. Ministri, L’Associazione AssVePa – Associazione Italiana Vetrate Panoramiche, rappresenta circa quattromila piccole, medie e grandi aziende che operano nel settore dell’outdoor, del vetro e dei serramenti.  


Aziende appartenenti a filiere produttive e comparti lavorativi e professionali sempre più importanti per l’economia italiana e per le casse dello Stato. 


Da qualche anno, come già avviene nei Paesi del nord Europa, queste aziende (industrie e artigiani) producono e installano le innovative vetrate panoramiche amovibili, denominate vepa, utilizzate per proteggere e fruire maggiormente verande, strutture leggere per esterni e soprattutto i balconi inutilizzati e perciò degradati.

 

Si stima infatti che Italia vi sono circa 30 milioni di balconi o verande di cui il 97% inutilizzato: vale a dire settanta milioni di metri cubi cementificati e sprecati; vale a dire soprattutto trasformazione del territorio, consumo e occupazione fisica e ambientale del suolo e un’impermeabilizzazione territoriale, causa del dissesto idrogeologico e disastri ambientali. 

Non solo. Professionisti, esperti, addetti ai lavori, studiosi, ingegneri, architetti e urbanisti hanno dimostrato – pubblicando i risultati della ricerca in un imponente ed esaustivo studio sull’argomento (Vepa–Vetrate panoramiche serre solari climatiche) – che “un balcone medio di 6 mq. protetto con vepa aventi funzione di serra captante e serra tampone, fa risparmiare all’unità immobiliare 36,65 kWh/m²anno, vale a dire circa il 30% ca. di energia”. 


Cifra che moltiplicata per milioni di unità, significa una colossale dispersione termica, un’ingente perdita economica per la collettività e maggiore inquinamento ambientale e climatico. Basti pensare che le città di Stoccolma in Svezia e Copenaghen in Danimarca, incentivando l’utilizzo di questi sistemi per riqualificare aree residenziali obsolete e degradate, risparmiano ogni anno enormi somme di denaro sui costi energetici, restituendo decoro urbano, pregio architettonico, valore immobiliare e funzionalità socio-ambientali alle proprie periferie, facendole diventare città leggere.


 A differenza dei normali serramenti o infissi, utilizzati per trasformare un vano esterno in un ambiente abitabile, con relativo aumento di volumetria e cambio di destinazione d’uso, le vepa, proprio perché composte unicamente da lastre di vetro trasparente (oggi anche anti-riflesso) senza elementi metallici interposti, proteggono e rendono fruibili tali vani senza creare volumetria, senza modificare i prospetti o le facciate degli edifici e senza creare impatto architettonico e ambientale.


I normali serramenti per porte e finestre, usati anche per verandare i balconi (vale a dire chiudere e trasformare definitivamente spazi – che nascono aperti – in ambienti abitabili), non solo trasformano l’aspetto originario assentito dell’edificio ma diventano essi stessi organismi edili energivori attivi poiché, mentre in inverno riducono la dispersione termica, in estate, queste grandi superfici in vetro e alluminio (non potendo scomparire totalmente), diventano altamente trasmittanti e creano un insopportabile effetto serra che necessita di enormi consumi di corrente per climatizzare la casa-fornace, con costi e consumi energetici che in estate si raddoppiano o si triplicano. 


Al contrario, le vepa, in quanto totalmente scorrevoli e ripiegabili a pacchetto come le pagine di un libro, possono scomparire del tutto e lasciare il balcone completamente aperto e libero da ogni elemento vitreo e metallico. Sono perciò definite da numerosi architetti di fama internazionale sistemi termici passivi intelligenti e non energivori, rispettosi dell’ambiente poiché realizzati, inoltre, con materiali ecosostenibili riciclabili al 100%. Mettere in sicurezza questi milioni di balconi aperti e abbandonati grazie alle vepa, significa: 1) assumere nuova mano d’opera, creare migliaia di nuovi posti di lavoro e imprimere un formidabile impulso economico (in un momento di grave difficoltà sociale dovuto ai licenziamenti causati dal Covid), innescando così un virtuoso circolo economico “sostenibile” a beneficio della collettività e dell’Erario; 2) contribuire alla riqualificazione di vecchi edifici residenziale e ridare decoro urbano alle città, a costo zero per lo Stato, e ad un costo contenuto e accessibile a tutti i cittadini; 3) contribuire alla riduzione della cementificazione, del consumo di suolo e dell’impermeabilizzazione del territorio italiano; 4) prevenire incidenti domestici e rendere i balconi e le verande dei piani alti sicuri per i bambini e gli animali domestici; 5) prevenire e ridurre costose manutenzioni causate da dannose e pericolose infiltrazioni piovane nei solai sottostanti, attraverso microlesioni nei pavimenti; 6) creare ambienti domestici protetti, luminosi e soprattutto facili da arieggiare: ideali quindi in caso di isolamento pandemico per prevenire e contenere la diffusione dei virus, come più volte ha raccomandato l’Istituto Superiore di Sanità nell’ultimo anno. 


Per tutti questi motivi ed altri ancora, l’Associazione, a nome di tutti i propri Soci e a nome delle Aziende che rappresenta, chiede ai Ministeri competenti, di inserire nel Glossario di Edilizia Libera e annoverare tra le opere per l’efficientamento energetico, che possono usufruire dell’Ecobonus fiscale del 50%, i sistemi conosciuti come vepa o vetrate panoramiche amovibili che, a differenza di altri prodotti similari non tracciabili, poco sicuri e provenienti da Paesi asiatici, hanno le seguenti caratteristiche: – prodotti realizzati in Italia da aziende italiane che impiegano mano d’opera regolarizzata ai fini previdenziali e versano le tasse in Italia; – prodotti muniti di certificato di collaudo, sicurezza e codice di tracciabilità; – prodotti originali e corredati da un certificato di Garanzia e un Marchio di Qualità; – prodotti muniti di un libretto di Istruzione, Uso e Manutenzione; – prodotti installati da Installatori esperti e qualificati, regolarmente iscritti all’Albo Professionale Installatori Vepa, patrocinata dall’Associazione che ne garantisce la formazione professionale e una comprovata esperienza – almeno biennale – sulle installazioni. 


In tal modo, attraverso l’utilizzo dei balconi non sfruttati – com’è stato dimostrato – si creerà un semplice e attuabile strumento di interesse nazionale che tutelerà il territorio, garantirà nuovo lavoro, sicurezza, sostenibilità ed efficienza energetica. Uno strumento accessibile a tutti, alla portata di ogni famiglia o singolo cittadino di ogni ceto sociale ed economico e, perciò, uno strumento davvero democratico, a differenza del Super bonus 110%, del quale hanno usufruito solo pochi e quindi rimasto inutilizzato, causa un eccessivo e complesso iter burocratico. 


Grati per l’attenzione, rispettosamente salutiamo. dr. Vito A. Chirenti Presidente Nazionale AssVePa Coordinatore CTS-Comitato Tecnico-Scientifico AssVePa Ing. Niceta Montinaro; Ing. Andrea Ottino; Ing. Giovanni Tribuzio; Arch. Stefania Galante; Arch. Luisa Quarta; Arch. Alfredo Manca; Dr. Ing. Giosef Perricci; Avv. Luca Sticchi (Studio Prof. Ernesto Sticchi-Damiani); Avv. Antonio Tanza (Presidente Adusbef); Avv. Andrea Delli Noci; Avv. Marcello Marasco; Dr. Prof. Stefano Masullo; Dr. Sebastiano Gadaleta; Dr. Giovanni Mondelli; Dr. Domenico Lombardi; Dr. Vito Mazzeo;. Roma, 23 agosto 2021

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le vepa ai tempi del covid-19

LE VEPA AI TEMPI DEL COVID-19

L’uomo è condizionato dal contesto in cui vive. L’ambiente domestico non è solo il luogo dove si trascorre la maggior parte della vita, ma è anche una parte integrante del benessere psicofisico degli individui. 


La psicologia ambientale, settore di ricerca che studia e analizza il rapporto tra individuo e ambiente, ha evidenziato come e quanto quest’ultimo influenzi e condizioni comportamento e benessere psicologico delle persone.

  

Ambiente e benessere psicofisico


La qualità della vita è legata alla qualità dell’ambiente, pertanto la scelta dei luoghi in cui abitare non va sottovalutata, ed è importante conoscerne i fattori e le conseguenze, negative e/o positive che siano. 


Quali sono le scelte da valutare per vivere meglio? Assodato che vivere in campagna, a stretto contatto con la natura, sia la condizione ideale per l’uomo, ma se non abbiamo la possibilità di scegliere, e siamo costretti a vivere in città, come dev’essere il luogo dove abitare? Oggi, è possibile stabilire rapporti e bilanci degli effetti psicologici nelle varie condizioni abitative e rispondere a tali domande. 


Numerosi fattori amplificano le condizioni di stress e possono compromettere il benessere psicologico. I più comuni sono gli stimoli ambientali nocivi o difficilmente tollerabili in un habitat domestico. Mentre nei contesti abitativi i fattori determinanti e positivi sulla salute dell’uomo sono gli spazi, la loro funzionalità, la luminosità e l’arieggiamento, il rumore, la vista, l’igiene e la sicurezza.


Mentre sempre più numerosi sono gli studiosi che nutrono forti perplessità sulla qualità della vita degli appartamenti nei grandi agglomerati urbani. Nonostante sussistono fattori rilevanti che fanno preferire le metropoli ai piccoli centri più a misura d’uomo o, meglio, alla campagna, come le scelte commerciali, le attrattive culturali, le innumerevoli risorse nelle relazioni interpersonali, gli ambienti naturali sembrano avere un effetto benefico sul corpo/mente e sulla capacità di gestire meglio gli impulsi emotivi negli individui di tutte le età.


 Al contrario, nei grandi centri aumenta il rischio di malattie e i livelli di stress. Uno studio di alcuni ricercatori tedeschi dell’Istituto Centrale di Salute Psichica dell’Università di Mannheim ha mostrato, attraverso le moderne tecniche di neuroimmagine, un legame tra la vita in città, lo stress e il manifestarsi di disturbi mentali. Perciò, assume un’importanza straordinaria il luogo in cui si vive:

oltre a fare la differenza in termini di soddisfazione, esso gioca un ruolo strategico per il benessere, per la percezione della felicità ed è anche parte integrante della propria identità. La scelta di uno specifico ambiente può essere guidata da ragioni affettive o può diventare una scelta strategica. Esso è il luogo delle maggiori attività che svolge quotidianamente un individuo, determinandone il tipo di relazione con i propri affetti o con gli amici. Assai rilevanti diventano quindi gli ambienti in cui è meglio trascorrere il proprio tempo.

Numerose ricerche concordano nell’affermare che gli ambienti ideali in una casa sono gli spazi verandati o i balconi vivibili con ampi spazi luminosi e ben arieggiati, preferibilmente (per i privilegiati) con una veduta panoramica sulla campagna, sul mare o più semplicemente verso un cielo azzurro.

 

Non sarà facile dimenticare gli anni 2020-2021: COVID19 ha colto impreparata l’Italia e non solo. Così, chiusi in casa per il lungo periodo di isolamento, la scorsa primavera abbiamo avuto il tempo di riflettere sul comfort e la funzionalità delle nostre abitazioni. 


Differenti sono state le sensazioni di chi ha vissuto il lockdown in un appartamento di due stanze nelle grandi città, da chi lo ha vissuto in una casa in campagna. Chi più chi meno, in quei mesi, ha cercato di rendere la propria abitazione quanto più comoda e confortevole possibile. In tal senso le Vetrate Panoramiche e le verande hanno fatto la differenza. Si sono rivelate molto “utili” e quindi apprezzate. 


Gli addetti ai lavori in questo settore hanno ricevuto tante testimonianze dai propri clienti che hanno vissuto la prolungata quarantena con minore senso di oppressione e di disagi psicologici proprio grazie alle ariose “serre solari”. Le vetrate panoramiche hanno permesso di sfruttare verande e balconi prima poco utilizzati, rendendoli vivibili, protetti dagli agenti atmosferici, da germi e batteri. 


Chi ha scelto queste soluzioni per proteggere il proprio balcone ha potuto allestire un angolo fitness luminoso, un’area giochi sicura per i figli, un piacevole ambiente per lo smartworking o la DaD (didattica a distanza). Tutto ciò nel pieno rispetto delle Leggi, senza la necessità di permessi comunali, poiché le antine in vetro prive di profili orizzontali non modificano la destinazione d’uso del balcone o della veranda dove vengono installate e quindi non creano cubatura. Inoltre non alterano il prospetto degli edifici, semmai lo riqualificano, e infine sono “amovibili manualmente” come da Normative sull’edilizia libera in merito alle “strutture precarie”. 


A tal proposito e di recente, il TAR Puglia si è espresso con una sentenza e ha condannato al risarcimento danni un Comune della provincia di Bari che aveva impedito ad un concittadino l’istallazione di vetrate panoramich

Lockdown in ambienti angusti

Il Coronavirus ha colpito tutti noi e in vari modi. La maggior parte delle persone costrette in isolamento per periodi più o meno lunghi ha presentato sintomi lievi o moderati quali febbre, tosse secca, spossatezza, indolenzimento e dolori muscolari, mal di gola, diarrea, congiuntivite, mal di testa, perdita del gusto o dell’olfatto, eruzione cutanea o scolorimento delle dita di piedi o mani. In alcuni casi con sintomi più gravi. 


Le persone più fragili hanno infatti accusato difficoltà respiratoria, senso di oppressione e dolore al petto, perdita della facoltà di parola o di movimento. 


Le conseguenze per la salute mentale del Covid-19 sono già visibili e, dicono gli esperti, dureranno più a lungo dell’attuale pandemia. Tra i disturbi psicologici più frequenti ci sono ansia e panico, sintomatologia ossessivo-compulsiva, insonnia, problemi digestivi, oltre a sintomi depressivi da stress post traumatico. 


Questi non sono solo la diretta conseguenza della pandemia, ma principalmente l’effetto dell’isolamento sociale prolungato. La rivista di medicina The Lancet ha pubblicato ultimamente un articolo da cui emerge un quadro chiaro e allarmante: periodi di isolamento, anche inferiori ai 10 giorni, possono avere effetti a lungo termine, con presenza – fino a tre anni dopo – di sintomi psichiatrici. Seppur necessaria per limitare la diffusione dell’epidemia, infatti, non siamo “progettati” per gestire a lungo una “segregazione”.

Come diceva il filosofo greco Aristotele “l’uomo è un animale sociale”, assolutamente incapace di vivere isolato dagli altri, in quanto l’assenza di relazioni non permette lo sviluppo dell’identità personale e l’esercizio della ragione. La natura stessa dell’essere umano è fortemente in antitesi con la situazione che stiamo vivendo. 


Ricerche e studi autorevoli dimostrano quanto, gli ambienti in cui si trascorre l’isolamento, siano determinanti nell’acuire o diminuire malesseri e sintomatologie. E’ stato accertato che l’isolamento prolungato influisce in maniera negativa sulla salute delle persone, andando ad alterare i ritmi del sonno e dell’alimentazione, nonché riduce le possibilità di movimento. Così facendo, vengono a deprimersi i naturali canali di espressione e piacere dell’uomo, con conseguente deflessione dello stato d’animo. 


Mentre i livelli di stress ambientale continuano a crescere, si assiste, infatti, al deterioramento delle relazioni attraverso comportamenti che vanno progressivamente a sostituire la nostra vecchia visione del mondo e dei rapporti interpersonali. “Divide et impera” (letteralmente dividi e comanda) dicevano i latini, che già avevano sapientemente compreso come un’autorità, per controllare e governare un popolo, tenda a frammentarlo. Rabbia e nervosismi, inespressi e duraturi, si ritorcono contro noi stessi con risvolti depressivi o problemi psicosomatici. I soli fattori di stress ambientale che caratterizzano questo particolare momento storico suggeriscono chiaramente il rischio di nuove sindromi, e questa volta a soffrirne potrebbe essere la nostra salute mentale; con un sistema sanitario nazionale, ancora una volta, non preparato a questo rischio. 


Crescono i tassi di depressione e angoscia, il consumo di alcol, droghe e i comportamenti rischiosi tra i quali il suicidio. Esaurimento psicofisico, ansia, paura e dolore, angoscia, trauma, rabbia, queste emozioni si alternano, si mescolano, e crescono in intensità fino a travolgere la persona e sfociare in disturbi psicologici clinicamente significativi, come la “depressione reattiva”. 


Il Covid-19 aumenta il rischio di depressione, inficiando la capacità individuale di risolvere i problemi, stabilire e raggiungere obiettivi, e funzionare in modo efficace, al lavoro e nelle relazioni, rendendo ulteriormente difficoltoso il recupero dalla crisi. Infatti, seppur si manifesti in modi diversi, alla base della depressione vi è sempre un malessere che si esprime in un atteggiamento rinunciato. Nelle persone viene progressivamente meno qualsiasi forma di reazione attiva di fronte alle difficoltà della vita: si tende sempre di più a lamentarsi, sfogarsi e affidarsi completamente agli altri nella gestione di se stessi, tutte azioni di delega, quindi di rinuncia. E – come scrisse Emile Cioran – la rinuncia altro non è che “un piccolo suicidio quotidiano”. 


Sentirsi sicuri e protetti è una delle esigenze primarie fondamentali nell’essere umano, così come avere il controllo degli eventi nella propria vita. Questa pandemia porterà inevitabilmente a ridefinire i nostri stili relazionali, che non saranno più basati sulla vicinanza ma sulla distanza. Il contatto fisico verrà sostituito da una condivisione negoziata, mentre la digitalizzazione delle vite, già avviata con l’avvento dei social media, della tecnologia e della realtà virtuale, verrà ulteriormente enfatizzata, grazie alla legittimazione medicoscientifica

Affrontare al meglio e con flessibilità i cambiamenti in atto previene l’insorgere di psicopatologie. L’essere umano è estremamente duttile, si adatta al cambiamento, che diventa la nuova normalità. 


Bisogna darsi tempo. “Ciò che al mondo è più flessibile vince ciò che al mondo è più duro”, diceva Lao Tzu. In questo contesto, alcuni spazi domestici come grandi balconi vetrati, serre solari climatiche e verande possono addirittura rappresentare importanti presidi terapeutici e hanno un’enorme influenza sul nostro equilibrio biopsicologico. Oltre ad essere i luoghi ideali per contenere la trasmissione dei virus e batteri grazie alla possibilità di arieggiare nel migliore dei modi questi ambienti

Benefici per la salute

Sopportare una “quarantena” in un ambiente luminoso e panoramico come un balcone vetrato è completamente diverso che vivere la propria solitudine in una camera, forse angusta, in uno spazio delimitato da quattro muri con una inestra che guarda il desolante interno di un cortile o la vecchia palazzina di fronte.

Funzioni socio-sanitarie delle VePa

In alcune circolari sulla prevenzione e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, contro il diffondersi nell’aria del virus, Ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità prescrivevano di arieggiare spesso gli ambienti chiusi, considerandola una priorità tra le più efficaci per il contenimento del contagio tra le mura domestiche o in luoghi pubblici affollati.

In questo caso le vetrate panoramiche assumono una importante funzione igienico-sanitaria e sociale. Una veranda o un balcone chiusi e protetti perimetralmente da vetrate panoramiche – e resi pertanto funzionali e vivibili – diventano non solo i luoghi domestici meno deprimenti in cui trascorre i lockdown ma anche quelli in assoluto più igienici e salubri.

Luce e sole migliorano il benessere psicofisico

La dottoressa Annamaria Mattei, medico endocrinologo del Centro Medico D.N.A. di Milano, ci conferma che il sole, in tutte le culture, ha sempre rappresentato energia, calore e vita. La luce solare è il più importante integratore, la più straordinaria medicina che la natura abbia messo a disposizione dell’uomo.

La pratica di sfruttare la luce naturale del sole a scopi terapeutici ha davvero origini molto antiche, era già conosciuta e sfruttata dagli antichi romani e dai greci che si servivano della luce del sole per curare la maggior parte delle malattie della pelle.

La luce solare è molto importante nella nostra vita: regola i ritmi circadiani dell’organismo, scandisce il ciclo sonno-veglia, influenza positivamente il nostro umore combattendo la depressione. Esporsi almeno 30 minuti al giorno alla luce del sole (anche con cattivo tempo) è un toccasana per moltissime funzioni dell’organismo e, soprattutto, per l’equilibrio ormonale. Attraverso il nervo ottico, infatti, la luce arriva alla ghiandola pineale e influenza, tra l’altro, l’asse ipofisi-surrene e tutto il sistema endocrino. La luce del sole influenza il metabolismo del cortisolo e quello di tutti gli altri ormoni e neurotrasmettitori che seguono un ritmo circadiano, cioè che sono prodotti nell’arco della giornata in maniera diversa a seconda che ci sia luce o buio.

Tiroide, pancreas e ghiandole sessuali funzionano meglio in presenza

di luce. La luce solare influenza anche il GH, l’ormone della crescita, tanto che l’altezza che raggiungeremo da adulti dipende anche dalla quantità di luce solare alla quale si è stati esposti nel grembo materno negli ultimi tre mesi di gravidanza e nei primi tre mesi di vita. La luce solare inoltre agisce positivamente sulla qualità del sonno. Gli impulsi luminosi trasmessi dalla retina all’epifisi ed al cervello inducono la liberazione di neurotrasmettitori fondamentali per il ritmo sonno veglia. 

L’esposizione al sole durante il giorno incentiva la naturale produzione di melatonina di notte, contribuendo a mantenere un buon assetto ormonale ed a garantirci un soddisfacente riposo notturno.

Senza sole invece si ha un peggioramento dello stato emotivo (per mancata produzione di serotonina) con maggior rischio di crisi di depressione, nonché peggioramento della memoria e dell’apprendimento.

L’azione del sole è comunemente conosciuta per due importanti reazioni del corpo: la pigmentazione dell’epidermide, cioè l’abbronzatura ed il potenziamento della produzione di vitamina D, (la cosiddetta “vitamina o ormone del sole”).    

Senza entrare nel merito della meteoropatia, è bene sapere che il sole stimola la produzione di serotonina, l’ormone del buonumore, e della melatonina, altro ormone che aiuta la serenità anche perché permette di regolarizzare il ciclo sonno-veglia a tutto vantaggio di un buon riposo e dunque di una minore irritabilità e stanchezza. Esponendoci direttamente al sole (con le necessarie precauzioni) oppure esponendoci indirettamente alla sua luce, sul nostro balcone verandato facciamo un pieno di vitamina D, utile a rafforzare il sistema immunitario e tenerci lontani dalle malattie. L’esposizione al sole permette inoltre di rilassarsi e stimola la libido, fattori tutt’altro che trascurabili per il nostro benessere generale.

Vitamina D e l’ormone del sole

L’importanza della vitamina D nel nostro corpo e degli effetti benefici del vivere in luoghi luminosi e assolati è confermata da altri prestigiosi studi. E’ conoscenza ormai diffusa che alle donne gravide ed ai neonati si consigli un’adeguata esposizione solare e vengono suggeriti integratori per favorire la produzione di vitamina D. Tale vitamina infatti è fondamentale per garantire una giusta crescita ossea ed una corretta dentizione. 


La funzione della vitamina D è soprattutto quella di promuovere la mineralizzazione delle ossa, favorendo il trasporto attivo del calcio; è preziosa inoltre nel mantenere un sistema nervoso stabile, un’azione cardiaca ed una coagulazione sanguigna normali, poiché tali funzioni sono collegate ad un ottimo utilizzo di calcio (e fosforo) da parte dell’organismo, nonché un sistema immunitario efficiente. Questa “vitamina” in realtà è un ormone o, più precisamente, un gruppo di pro-ormoni liposolubili costituito da 5 diverse vitamine ( D1, D2, D3, D4 e D5).


Il 90% della vitamina D presente nell’organismo viene prodotta in seguito all’esposizione ai raggi ultravioletti (UV), solo una piccola percentuale di popolazione che passa la giornata in ambienti chiusi e privi di illuminazione naturale o vive in regioni “nordiche” poco baciate dal sole è costretta ad una supplementazione alimentare per sopperire adeguatamente alla carenza di produzione di vitamina D. Le popolazioni che in passato vivevano in zone poco luminose come i Paesi del Nord o le persone che vivevano in ambienti chiusi e bui sviluppavano più facilmente rachitismo e ipovitaminismo.

Sono stati ampiamente evidenziati tutti i benefici che la luminosità naturale e il sole hanno sulla salute e il benessere umano e, nello specifico, sulla produzione di calcio per il nostro organismo. Il calcio è il principale costituente delle ossa; non essendo prodotto dal nostro

organismo deve essere assunto con gli alimenti. Oltre al latte e ai suoi derivati, alimenti particolarmente ricchi di questo minerale, i legumi, gli ortaggi, la frutta secca, alcuni pesci e altri alimenti sono tra le fonti di calcio.                   

Ovviamente più si invecchia più questo sistema produttivo, come tanti altri processi metabolici, subisce dei rallentamenti e spesso si dimostra inadeguato: questo spiega come durante la vecchiaia le ossa diventino più fragili e deboli e la loro massa si assottigli, giustificando l’alta percentuale di osteopenia ed osteoporosi che si rileva nelle donne dopo il raggiungimento della menopausa.

Alle stesse conclusioni sono giunti anche i ricercatori italiani.

Come documentato attraverso gli studi condotti dalla professoressa Adriana Albini, ricercatrice e docente presso l’Università Bicocca di Milano, la vitamina D ha un ruolo fondamentale nel mantenere un’adeguata mineralizzazione ossea, poiché promuove l’assorbimento intestinale di calcio e controlla i meccanismi di riassorbimento osseo. Questa vitamina è prodotta dal nostro organismo a livello cutaneo attraverso l’esposizione alla luce solare. E’ sufficiente restare all’aria aperta mezz’ora al giorno, anche su un balcone vetrato, con almeno mani e viso scoperti, per avere a disposizione i quantitativi di cui l’organismo ha bisogno.

Alla “luce” di questi studi, poter trascorrere le proprie giornate in ambienti domestici molto luminosi, pieni di sole e facili da arieggiare, come un balcone verandato, assume un’importanza rilevante per la salute e il benessere delle persone.

La luce solare: sessualità e fertilità

Ricerche internazionali nell’ambito della fertilità hanno suggerito che l’esposizione alla luce solare ed il conseguente aumento di vitamina D possa giocare un ruolo favorevole anche nel successo riproduttivo.

Una ricerca australiana rivela infatti che un terzo degli uomini che hanno problemi di fertilità soffre anche di carenza di vitamina D, la cosiddetta “vitamina del sole”. Secondo Anne Clark, direttore scientifico dell’Australian Fertility Centre, basterebbero venti minuti al giorno di esposizione ai raggi solari con le maniche della camicia arrotolate per aumentare in maniera considerevole il livello plasmatico della vitamina.

Lo studio ha coinvolto 105 soggetti con oligospermia (bassa conta spermatica) associata a carenza di vitamina D che hanno condotto uno stile di vita più sano e si sono sottoposti ad un trattamento multivitaminico ed antiossidante per due o tre mesi. I test successivi hanno rivelato un significativo miglioramento della loro qualità spermatica ed un terzo ha ottenuto un concepimento.

Anche i ricercatori della Medical University di Graz, in Austria, hanno confermato che un aumento della vitamina D nel maschio sia correlata a livelli di testosterone e ad una conta spermatica più favorevole.

Sul versante femminile migliori livelli della vitamina si assocerebbero ad un incremento delle concentrazioni sia di estrogeno che di progesterone, favorendo una maggiore probabilità di regolare ovulazione ed incrementando quindi le percentuali di successo riproduttivo.

Questi dati e più estese sperimentazioni cliniche confermano che la concentrazione di vitamina D sembra giocare un ruolo significativo nelle pazienti infertili affette da endometriosi o da policistosi ovarica.

Per tutti questi motivi, negli ultimi anni e in tutto il mondo, sono sempre di più le famiglie che scelgono di chiudere i propri balconi con le vetrate panoramiche e di viverci sempre più spesso tutto l’anno.  Questi dati sono confermati dall’incremento esponenziale della produzione, dell’acquisto e dell’utilizzo – anche per fini sanitari e terapeutici – di sistemi vetrati in molte e sempre più numerose nazioni. 


Frank Cedric Garland , della Berkeley University of California, hanno dimostrato importanti connessioni fra la carenza di vitamina D e alcune forme di neoplasie. Uno studio condotto su 1,179 donne in menopausa ha dimostrato che alti livelli di vitamina D fanno scendere al 60% il rischio di svilupparle, in particolare a colon e seno.

L’esposizione alla luce solare aiuta la guarigione della psoriasi. Nell’ambito di questa malattia della pelle, terapie a base di bagni di luce vengono praticate da anni con successo e significativi miglioramenti nell’84% dei soggetti coinvolti.

L’esposizione alla luce del sole favorisce il rilassamento muscolare, oltre a incidere positivamente sulla mobilità delle articolazioni.

La luce solare stimola l’incremento del testosterone negli uomini e del progesterone nelle donne. La serotonina, la cui produzione viene incrementata durante i bagni di luce, crea un immediato totale effetto di benessere, fisico e mentale.

La luce del sole migliora il buon umore e allontana lo stress: grazie all’attività dei neuro-trasmettitori aumentano le difese del sistema immunitario, migliora la risposta del sistema endocrino e regolarizza i ritmi biologici.

La luce del sole ha effetti benefici sui pazienti affetti da Alzheimer. La vitamina D si trasforma inoltre in D3, elemento fondamentale per la cura contro il rachitismo.

Le ultime ricerche evidenziano come la luce solare contribuisca ad allontanare il rischio di insorgenza di osteoporosi e sclerosi multipla.

La luce solare influenza il metabolismo e incide positivamente sulla qualità del sonno. Coinvolge occhi, pelle, nervi e cervello con la conseguente produzione di neuro-trasmettitori fondamentali per il ritmo sonno veglia.

L’esposizione a fonti luminose solari durante il giorno, incentiva la naturale produzione di melatonina di notte, contribuendo a regolarizzare l’equilibrio ormonale.

E infine, non meno importante, i bagni di luce mettono di buon umore, producendo il sorriso!

L’ormone del buon umore

E’ stato accertato che Il sole e la sua luce hanno un potente effetto sul nostro umore e contribuiscono alla nostra salute e alla nostra felicità, molto più di altri fattori climatici.

Alcuni ricercatori della Brigham Young University, nello Utah, hanno analizzato l’effetto che il sole ha sul nostro stato d’animo, analizzando come le ore dall’alba al tramonto agiscono sui comportamenti delle persone e i risultati sono davvero interessanti e sorprendenti.

I dati raccolti dai ricercatori non lasciano dubbi: le ore di luce solare hanno un importante effetto sullo stato mentale di ognuno. Si tratta peraltro di un effetto molto più potente di quello prodotto da altri fattori, come temperatura, inquinamento e pioggia. Lo studio mette in evidenza come le persone sono più tristi quando le giornate sono meno soleggiate e le ore fra l’alba e il tramonto si riducono, e sono più felici quando invece la luce del giorno, fra alba e tramonto, dura di più.

Questo dato è stato analizzato anche in riferimento ad altri studi sull’effetto del tempo e dell’inquinamento sull’umore e si è scoperto che nulla come la luce ha un impatto benefico sullo stato mentale delle persone.

I dati raccolti dall’Associazione Italiana Vetrate Panoramiche ASSVEPA confermano ciò che ogni rivenditore o installatore di questi sistemi vetrati sa già: le famiglie che possono trascorrere più ore in un ambiente assolato e arioso, come un grande balcone a vetri, sono molto più felici di quei nuclei familiari costretti in spazi meno luminosi e più angusti.  Fare colazione in maniche di camice sul proprio balcone e con i propri cari, in una giornata fredda ma assolata mentre fuori fa freddo, non ha prezzo.

Autismo

Secondo l’ANGSA (il Comitato Scientifico dell’Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici), la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e l’associazione Autism Europe, l’autismo è un disturbo dello sviluppo neurobiologico che impedisce a chi ne è affetto di interagire in maniera adeguata con le persone e con l’ambiente. Il disturbo si manifesta con un’ampia gamma e livelli di gravità e un continuum di variabilità. Coloro che ne sono affetti presentano, nella maggior parte dei casi, alterazione e compromissione della qualità dell’interazione sociale, alterazione e compromissione della qualità della comunicazione e modelli di comportamento e interessi limitati, stereotipati e ripetitivi.

E’ stato evidenziato come, durante il lockdown causato dal Covid-19, in mancanza di scuola, assistenza e terapie, i bambini e i ragazzi affetti da tali patologie hanno percepito queste giornate come interminabili e mal sopportato i lunghi momenti di noia. Tutto ciò ha contribuito a peggiorare le loro condizioni e acuito i loro disturbi, soprattutto se costretti in ambienti piccoli e poco luminosi.        

Mentre, quei bambini che hanno potuto trascorrere il loro tempo libero in ambienti luminosi e ariosi, come balconi e verande protette, magari con vista panoramica, hanno sopportato molto meglio l’isolamento forzato. Ambienti che si sono rivelati ideali anche per piccole attività motorie tanto importanti per alcuni bambini autistici.

Isolamento sociale

Secondo il Prof. Claudio Mencacci, Presidente della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia e direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell’Ospedale Fatebenefratelli Sacco di Milano, “l’attuale pandemia Sars-Cov 2 non è rimasta sola, ne ha innescato delle altre, il suo dilagare si è trasformato in “sindemia”, un insieme di patologie pandemiche, sanitarie, sociali, economiche, relazionali.

Sono molte difatto le persone che, durante i vari lockdown – e purtroppo anche dopo – causa l’isolamento sociale, l’inattività fisica e la mancanza di relazioni sociali, stanno soffrendo di ansia, depressione, sbalzi d’umore, crisi di nervi, e stentano a trovare soluzioni positive.

Molte persone non escono di casa, nonostante le misure precauzionali messe in atto, e soprattutto si sentono sopraffatte da comportamenti rinunciatari. La rinuncia porta ad una condizione che nel campo delle neuroscienze si chiama Impotenza Appresa, questo blocca ogni azione di adattamento e aumenta quel sentimento di non controllo degli eventi quotidiani sulla propria vita”.

Per mitigare, alleviare tali effetti, in alcune prescrizioni mediche, oltre ai dati medici e farmacologici, si indicano come condizione “sine qua non” fare delle lunghe passeggiate o, nell’impossibilità, cercare di fare piccole attività fisiche in compagnia dei propri affetti in ambienti luminosi e ben arieggiati, come balconi chiusi a vetro, verande vetrate o serre solari climatiche.

Per alcune persone condizioni indispensabili anche per una maggiore efficacia delle cure.

Patologie da inquinamento domestico

Anche l’inquinamento domestico può provocare danni alle vie respiratorie. E’ quanto scritto nello Studio Anapnoì, “Respirare bene per invecchiare meglio” dell’Università Cattolica che ha coinvolto sei dipartimenti, due gruppi di ricerca in Fisica ambientale e Fisica della materia del Dipartimento di Matematica e Fisica di Brescia, due sociologi della Facoltà di Scienze politiche e sociali di Milano, la Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali di Piacenza e due gruppi di ricerca afferenti al Policlinico Gemelli di Roma.

La ricerca ha evidenziato il rapporto tra le abitudini di alcuni anziani all’interno delle proprie case e l’impatto del particolato atmosferico proveniente dalle attività di casa, come cucinare o fare le pulizie. Incrociando i dati i ricercatori hanno appurato che alcune pratiche favoriscono lo sviluppo di patologie polmonari in persone di età avanzata o con malattie pregresse. Fra queste la frittura dei cibi, l’uso di candele e di deodoranti per profumare gli ambienti. Tutte attività che svolgiamo quasi quotidianamente, ma che a lungo andare possono cau   sare seri problemi alla salute.

Gli studiosi sono concordi nell’affermare che gli ambienti domestici ideali per la prevenzione o il miglioramento di tali disturbi e patologie sono i vani meglio arieggiati o facili da arieggiare e quindi più salubri della casa come balconi vetrati, verande o serre solari climatiche.

La salute del cuore

Vivere lunghi periodi di isolamento in casa per l’emergenza Covid-19, chiusi tra quattro mura, in ambienti poco ariosi, con scarsa luce naturale o illuminazione artificiale, come si è visto, crea stati d’ansia che portano alla depressione.

Come spiega il professore Michele Gulizia, Presidente della Fondazione dei Cardiologi Ospedalieri Italiani “Per il Tuo Cuore” e Direttore di Cardiologia dell’Ospedale Garibaldi-Nesima di Catania:“gli effetti del Coronavirus si ripercuotono sul nostro cuore vittima quindi, in modo diretto e indiretto. E’ vittima in modo diretto perché l’apprensione e la paura di contrarre il virus aumenta il carico da stress che nuoce alla salute del nostro cuore e fa peggiorare gli stati cardiopatici”.

Questa grande quantità di stress che si è accumulato con l’emergenza Coronavirus viene chiamata la Sindrome di Takotsubo, (“il polpo nel vaso”, tecnica dei pescatori giapponesi di pescare il polpo), quando il cuore subisce una modificazione a causa dello stress, e questo cuore altera la sua struttura, assume un restringimento per cui gli enzimi cardiaci si modificano come nell’infarto ed il soggetto va incontro ad un’ischemia. Proprio nei periodi di lockdown molti soggetti hanno accusato questa cardiomiopatia da stress, specialmente le donne e soprattutto quelle più anziane.

E’ stato riscontrato inoltre che alcuni sintomi legati a queste patologie sono diminuiti tra coloro che hanno potuto trascorrere l’isolamento in ambienti domestici meno claustrofobici e stressanti come una stanza chiusa, rispetto ad altri vani quali verande e balconi vetrati vivibili, pieni di luce solare, facili da arieggiare e meglio ancora se con vista panoramica (NdA).

Coronavirus e vita quotidiana

Come si vedrà nel prossimo capitolo, abbiamo affidato ad una agenzia specializzata un piccolo sondaggio sul tema: “La vita quotidiana ai tempi del Coronavirus”. Sono stati intervistati numerosi membri di nuclei famigliari sul proprio stato d’animo, in questo periodo di isolamento forzato a casa.

Nove interpellati su dieci hanno dichiarato di sentirsi depressi e angustiati per l’impossibilità di uscire, chiusi tutto il giorno tra quattro mura.

Ad altrettante famiglie – scelte tra i nostri tanti clienti che, avendo ampi balconi, verande coperte o porticati esterni, hanno avuto l’opportunità di chiudere e proteggere gli spazi esterni con vetrate panoramiche – nove intervistati su dieci, hanno detto di sentirsi meno angosciati e oppressi, grazie alla possibilità di vivere insieme ai propri cari le lunghe e interminabili giornate, in ambienti protetti, luminosi, bioclimatici, confortevoli, a diretto “contatto visivo” con l’esterno e con la natura.          

Nei difficili momenti di grave emergenza, avere il morale alto aiuta a sopportare tutto con più positività, più ottimismo e questo rende più forti e pronti a riprendere la propria vita e ripartire. 

Abbiamo voluto approfondire questi argomenti per dare un nostro personale contributo e, anche se, non prettamente scientifico, non per questo meno significativo.

Vito A. Chirenti

Presidente Nazionale Assvepa  

 

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ARCHIBIOTECH: PENSARE FUORI DAGLI SCHEMI

Archibiotect è un acronimo sillabico composito che unisce i prefissi delle parole architettura, biotecnologie e tecnologie dell’informazione e della comunicazione,  e indica il nuovo approccio transdisciplinare inventato nel 2008 dal visionario architetto Vincent Callebaut.


Se per molto tempo la finalità principale dell’architettura è stata quella di proteggere l’uomo dalla natura, oggi le città contemporanee si devono sforzare di riconciliare gli esseri umani e i loro ecosistemi naturali.                                          Il giardino – ad esempio – non è più affiancato all’edificio ma è l’edificio stesso.  

                                                       

L’architettura diventa coltivabile, commestibile e sostenibile, proprio come nelle futuristiche visioni architettoniche di Callebaut, dove il nucleo di tutti i suoi progetti è “un tentativo di affrontare la vera minaccia che le città rappresentano per l’umanità, per il nostro equilibrio ecologico e per la nostra sopravvivenza”.

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PERGOTENDE

Le pergotende o pergonova sono strutture leggere e amovibili, di solito addossate ad un edificio e sono composte da elementi in alluminio e membrane superiori apribili motorizzate o fisse. Possono essere fruite tutto l’anno se protette perimetralmente con vetrate panoramiche scorrevoli o a libro. Accedono agli ecobonus previsti dalla Legge e non creano ulteriore cubatura.

 

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LE VEPA NELLE GLASS HOUSES

LE VEPA NELLE GLASS HOUSES

Da più di un secolo gli architetti cercano, per le loro opere, un’armonia

e un’integrazione con il paesaggio. Quale materiale migliore allora

del vetro? La trasparenza del vetro annulla il volume, elude la forma

e lascia trasparire l’esterno e gli elementi della natura esaltandoli,

moltiplicandoli in un gioco di specchio e di rimandi all’infinito.


Le grandi vetrate panoramiche, fisse o apribili, e il vetro in tutte le sue declinazioni sono state una costante imprescindibile nelle opere degli architetti più celebri, da Frank O’Gehry a Norman Foster, da Frank Lloyd

Wright a Rem Koolaas, da Santiago Calatrava a Philip Johnson, senza

dimenticare Tadao Andò, Oskar Niemeyer, Patrick Schumacher, Jean

Nouvel, Kazuyo Sejima, Renzo Piano, Steven Holl, Massimiliano

Fuksas, Vincent Callebaut e tanti altri ancora.


Queste grandi finestre, queste enormi vetrate che sostituiscono i muri

tradizionali o ritagliate nelle pareti, diventano delle vere e proprie

tele che raffigurano le opere d’arte della natura, dell’ambiente, dei

paesaggi, del clima. Soggetti che mutano in continuazione con il

trascorrere del tempo, delle ore, delle stagioni.


Quadri sempre diversi a seconda della luce del sole o del tempo

climatico. Chi li osserva ammira il flusso ipnotico delle stagioni,

sempre mutevoli, cangianti. 


Le vetrate panoramiche diventano così quadri dinamici, in perenne “divenire”, dove appaiono e svaniscono, mai uguali, tutte le sfumature poetiche del tempo, attraverso lo scorrere delle emozioni.

 

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ECO ARCHITETTURA

ECO ARCHITETTURA

Oggi, sempre di più, assistiamo ad una graduale inversione di

tendenza nell’architettura, nella progettazione e nell’edilizia. Dopo

decenni di affannosa corsa alla costruzione del grattacielo in vetro

più alto, più bello e più grande, si torna lentamente ad un’edilizia

tradizionale, meno impattante, più rispettosa del territorio e

dell’ambiente. E sempre più sostenibile.

 

Ma perché le più belle, importanti, innovative opere architettoniche

sono quasi tutte rivestite di vetro? Perché hanno quasi tutte in

comune enormi superficie vetrate? Semplicemente perché il vetro

è un materiale o, meglio, un elemento metafisico. Annulla i limiti

percettivi degli spazi. L’architettura del vetro è, in definitiva, una

non architettura, anzi, un’architettura primordiale e nel contempo

inconsistente, la cui plasmabilità è al solo servizio della natura: un

ponte ideale tra gli elementi paesaggistici e la sensibilità percettiva

umana.

 

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CALLEBAUT IL VISIONARIO TESTO

CALLEBAUT IL VISIONARIO

Premiato tra i primi 50 dei Green Planet Architects, Vincent Callebaut Architectures è stato indicato dal Time Magazine come il miglior studio di architettura nelle sfide ambientali e sociali del mondo eco-prospettico con progetti visionari e immaginifici.


Nato in Belgio ma residente a Parigi, l’archibiotect Vincent Callebaut, conosciuto per le sue eco-visioni e le sue idee all’avanguardia, progetta e costruisce il futuro, con edifici biomimetici e plus-energy che integrano boschi verticali, città galleggianti, fattorie alimentari verticali sostenibili. La sua mission è quella di risolvere il maggior numero possibile di problemi ambientali e di popolazione.


Ogni suo “progetto verde” esplicita le sue credenziali ecologiche combinando regole bioclimatiche come il ciclo solare e le direzioni prevalenti del vento da un lato, con tecnologie di energia rinnovabile sotto forma di turbine eoliche, energia solare termica e fotovoltaica, riciclaggio dell’acqua piovana, energia geotermica, biomassa , dall’altro lato, l’up-cycling di materiale di origine biologica.


Con oltre 50 progetti al suo attivo, tra cui molti in fase di realizzazione, lo specialista in biomimetica Vincent Callebaut è sicuramente un sostenitore attivo di un’architettura orientata alle persone e rispettosa dell’ambiente che inaugura nuovi stili di vita ecologici e una nuova economia circolare, con una visione finale ambiziosa: creare una civiltà del risparmio energetico e ad assorbimento di carbonio per combattere il riscaldamento globale.

 

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