HOME R

HOUSE R

Un’abitazione tra natura e futuro e un’architettura capace di collegarsi al luogo e allo stesso tempo distinguersi da esso, attraverso un linguaggio contemporaneo e sostenibile e un carattere deciso e riconoscibile.


La House R realizzata dallo studio Dietrich Untertrifaller Architekten nasce in una atmosfera da sogno, immersa nella natura, tra le colline del massiccio del Giura. La posizione privilegiata che si affaccia su prati e boschi e il desiderio del cliente di realizzare un edificio sostenibile e integrato, rendono l’abitazione un progetto orientato al futuro e in armonia con l’ambiente circostante.


La struttura portante è realizzata interamente in legno, fatta eccezione per le parti a contatto con il suolo. Il pavimento invece, in contrasto con le parti in elevazione, è in cemento a vista. Un’unica rampa di scale, illuminata dall’ampia finestra del soggiorno, conduce allo spazioso e luminoso ingresso al piano superiore. Dal tetto, una galleria sospesa offre spazio per uno studio e crea parzialmente una zona giorno a timpano. L’openspace permette alla luce del giorno di raggiungere l’atrio d’ingresso al piano terra e collega visivamente i diversi livelli della casa utilizzati.


Vetro, legno e cemento sono i materiali che contraddistinguono l’intero intervento sia all’interno che all’esterno, conferendogli un carattere sobrio, moderno e allo stesso tempo rustico e accogliente. Pareti e soffitti sono in gran parte in abete bianco, i pavimenti in frassino. Il mobile cucina in pannelli Nanotech neri contrasta con il legno chiaro. La vetrata a timpano superiore e le grandi vetrate panoramiche scorrevoli rivolte verso il giardino estendono visivamente l’interno verso l’esterno.

 

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Cadute dai balconi

ASSVEPA DICE BASTA AI BALCONI INCUSTODITI

Negli ultimi anni, secondo l’Istat, sono aumentati i casi di incidenti mortali domestici che hanno coinvolto minorenni o bambini caduti dai balconi.

Qualche anno fa a Napoli morirono tre persone. Prima una ragazzina di 10 anni, caduta per disgrazia dal sesto piano e poi anche la madre e la sorellina, quando la donna – di fronte della tragedia che si era appena consumata – si lanciò dal balcone della propria abitazione, trascinando con sé anche la bimba più piccola.

A Zingonia, nel bergamasco, un altro mortale evento: un bambino di 10 anni cade dal balcone mentre si trovava in casa con il padre, che non si sarebbe accorto di nulla. Dopo essere caduto, il piccolo è finito su un balcone del primo piano ed è deceduto sul colpo.

 

A Ponte Gardena (BZ) un piccolo di 14 mesi è deceduto alcune ore dopo essere precipitato dal balcone della sua abitazione al secondo piano di un condominio. Trasportato con l’elisoccorso all’ospedale di Bolzano il bambino è morto a causa delle gravi ferite.

 

Cade dal balcone di una villetta a Baia Verde, Castel Volturno, una bimba di 10 anni, sporgendosi dal balcone, perde l’equilibrio e precipita nel vuoto schiantandosi al suolo dopo un volo di diversi metri, rimanendo miracolosamente solo ferita.

 

Dal secondo piano di una villetta nella frazione “Santo Stefano” di Lappano, piccolo centro della provincia di Cosenza, una ragazzina di 11 anni cade del balcone. I medici dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma dove la piccola era stata ricoverata ne dichiarano la “morte cerebrale”.

 

Un altro drammatico incidente è accaduto a Sassari. Una bimba di due anni e mezzo, cade dal balcone di casa è precipita al suolo dal secondo piano, dopo essere salita su uno sgabello ed essersi sporta troppo dalla ringhiera del balcone.

Un bambino di 3 anni muore precipita dal balcone di casa sua a Fagnano Olona (Varese). Il piccolo, di origini marocchine, è deceduto sul colpo dopo un volo dal quarto piano di una palazzina dove viveva con i genitori.

Nel maggio del 2020 in via Landriani a Guanzate (CO), un bambino di dieci anni di età è caduto dal balcone di casa sua, precipitando da un’altezza di cinque metri e finendo pesantemente a terra.

 

Un’altra tragedia in Abruzzo a Martinsicuro vicino Teramo, l’11 giugno 2021, intorno alle ore 22, un bimbo di un anno muore dopo essere caduto dal balcone di un’abitazione nella zona nord del paese.

A luglio 2021 a Lecce, sempre una ragazzina di dieci anni precipita dal balcone della sua abitazione al secondo piano. La piccola, per fortuna riporta solo alcune fratture.

Nello stesso mese un bambino di 2 anni, attorno alle 8.30, a Limbiate, (Monza-Brianza) è precipitato dal balcone di casa, al secondo piano di una palazzina in centro città.

 

Nel mese di settembre ancora a Napoli un bambino di tre anni precipita da un balcone e muore. La tragedia è avvenuta in via Giuseppe Piazzi, una traversa di via Foria, non lontano dagli uffici del giudice di pace.

Il 2 ottobre, 2021 un altro bambino di tre anni cade dal balcone di una villetta di Cavaglià nel torinese;

Sempre ad ottobre di quest’anno, un bambino di 5 anni entra in coma dopo essere caduto dalla finestra di una abitazione al secondo piano di un palazzo in pieno centro di Lerici a Como.

 

L’elenco è tragico e lunghissimo ma il rischio continua ad essere sottovalutato. Eppure nelle case italiane si verificano ogni anno oltre tre milioni di infortuni, e il 4,5% ha come vittima un bambino sotto i 5 anni. Questi sono i dati più recenti forniti dall’Istat che sottolinea poi come l’incidente domestico rappresenti la seconda causa di morte in età pediatrica.                                                                                                

Basterebbe maggiore prevenzione per evitare molti di questi incidenti, quasi sempre drammatici, che coinvolgono i più piccini in pericolose cadute, purtroppo spesso mortali.                                                                                            

A cominciare dalla messa in sicurezza dei balconi aperti che sono causa della maggior parte degli incidenti infantili, proteggendoli ad esempio con sistemi vepa dotati di blocco di sicurezza per l’apertura e la chiusura delle antine di vetro.                                                                                                                                     

Oltre ad altri accorgimenti – e un po’ di buon senso – come posizionare cancelletti in casa per rendere inaccessibili le scale; rialzare parapetti e ringhiere di poggioli o terrazzi; munire le finestre di sistemi di chiusura sicuri e soprattutto non lasciare sedie, sgabelli o altri mobiletti che il bambino possa utilizzare come gradini.

 

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SISTEMI VEPA PER IL RISPARMIO ENERGETICO

PREMESSA

“L’Unione europea ha impostato una politica energetica che spinge gli Stati membri ad aumentare l’utilizzo delle fonti rinnovabili e ridurre le fonti fossili, per rendere l’Unione meno dipendente dalle fonti di energia tradizionali, quasi totalmente importate da Paesi terzi.


Attraverso il pacchetto clima-energia 20-20-20 l’Ue impone agli Stati membri entro il 2020 di ridurre del 20% le emissioni di gas serra, raggiungere il 20% di dipendenza energetica da fonti rinnovabili (per l’Italia sarà il 17%) e incrementare del 20% il risparmio energetico.


La normativa in materia di energia è piuttosto frammentaria e disorganica, in modo particolare per quel che riguarda le fonti rinnovabili.


La Commissione europea ha presentato il 30 novembre 2016 il cosiddetto “pacchetto invernale” di direttive in materia di energia, “Energia pulita per tutti gli europei”.


l corposo gruppo di provvedimenti prevede aggiornamenti per tutta la normativa di settore, dall’efficienza energetica, all’efficienza in edilizia, alle fonti rinnovabili, passando per l’ecodesign dei prodotti che consumano energia, e la riforma del mercato elettrico.

In questo ambito, è stata soggetta a revisione anche la Direttiva sulla Efficienza Energetica in edilizia n. 2010/31/UE per il controllo dei consumi energetici degli edifici e la riduzione delle emissioni i gas clima-alteranti, e recentemente, è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea (L 156/75) la Direttiva (UE) 2018/844 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 30 maggio 2018 che modifica la direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell’edilizia e la direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica.


Obiettivo della nuova direttiva, che entrerà in vigore il prossimo 9 luglio 2019, è arrivare entro il 2050 alla realizzazione di edifici pubblici e privati a consumo di energia vicino allo zero (NZEB), assicurare la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 40% entro il 2030 rispetto al 1990, aumentare la quota di consumo di energia da fonti rinnovabili, migliorare il risparmio energetico, la sicurezza energetica, la competitività e la sostenibilità dell’Europa.

A questo proposito gli Stati membri sono tenuti a definire una tabella di marcia con misure e indicatori di progresso, con tappe indicative per il 2030, il 2040 e il 2050, misurabili e stabiliti a livello nazionale in vista dell’obiettivo di lungo termine per il 2050 di ridurre le emissioni di gas a effetto serra nell’Unione dell’80-95% rispetto al 1990. Ricordiamo che oggi circa il 40% del consumo finale di energia nel Vecchio Continente dipende dalle costruzioni.


A livello nazionale, la normativa sulla prestazione energetica degli edifici è regolata dal D.Lgs. 192/2005 e successive modifiche sul rendimento energetico in edilizia, dalla L. 3 agosto 2013 n. 90 sulla efficienza energetica in edilizia (conversione del D.L. 4 giugno 2013 n. 63) d e dal D.M. 26 giugno 2015 Linee guida per la certificazione energetica degli edifici.


L’utilizzo della serra bioclimatica per la riduzione dei consumi energetici invernali è una strategia di fatto largamente impiegata fino dagli anni ’70 ma oggi formalmente riconosciuta non tanto dalla normativa nazionale (nessuna delle normative energetiche sopracitate, riferisce esplicitamente ai sistemi serra) quanto piuttosto dalla normativa regionale e comunale dal momento che, con l’adozione del D.Lgs. 192/2005, le regioni hanno visto legittimato il proprio diritto ad esplicitare le proprie competenze, sviluppare specificità e cogliere opportunità proprie dei loro contesti nella definizione delle normative regionali in materie di energia in edilizia. 

In assenza quindi di una normativa nazionale che fissi parametri dimensionali e prestazionali, diverse sono le Leggi Regionali e i Regolamenti Edilizi ed Urbanistici locali che riportano riferimenti a metodologie di calcolo per la determinazione del contributo energetico offerto dal sistema serra alla prestazione globale dell’edificio.

In genere la realizzazione delle serre solari è incentivata e stimolata attraverso benefici di carattere urbanistico e dal punto di vista edilizio, essendo assimilata ad un volume tecnico, non è da considerarsi per il calcolo della volumetria dell’edificio e pertanto esclusa dai computi urbanistici. 


Per essere considerata tale, una serra solare deve soddisfare una serie di requisiti che però variano da Comune a Comune.

A livello regionale, quindi, le serre bioclimatiche sono state riconosciute quali valide strategie per il miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici e ne sono stati pertanto stati definiti i parametri descrittivi e di calcolo.”

STUDIO DI UN PROTOTIPO DI SERRA BIOCLIMATICA
PER L’EFFICIENZA E LA SOSTENIBILITÀ ENERGETICA

Studio pubblicato da ENEA e dal Ministero dello Sviluppo Economico, a cura di Carlo Bibbiani, Fabio Fantozzi, Caterina Gargari (Report RdS/PAR2017/095).


La ricerca muove dalle più recenti evoluzioni normative in tema di risparmio energetico e di più moderni sviluppi della tecnologia relativa alla progettazione e realizzazione di elementi vetrati a controllo solare ad alte prestazioni energetiche per dimostrare l’efficacia dei sistemi a serra nel migliorare i livelli di comfort interno riducendo il consumo di energia non rinnovabile per il condizionamento degli ambienti interni.

Le serre bioclimatiche appartengono alla categoria delle tecnologie passive per il controllo delle condizioni termo-igrometriche degli edifici. 


Il termine “Sistema solare passivo” è utilizzato per descrivere quei sistemi che raccolgono, accumulano e ridistribuiscono energia solare senza l’utilizzo di impianti meccanici. I sistemi solari passivi sono composti essenzialmente da due elementi: un collettore, costituito generalmente da una superficie trasparente orientata a Sud/Sud-Ovest e una massa termica in grado di accumulare la frazione termica della radiazione solare. 

I sistemi passivi possiedono quindi la capacità di accumulare energia termica sotto forma di radiazione solare e di restituirla poi, direttamente o indirettamente, agli spazi adiacenti, migliorandone le condizioni di comfort interno e riducendone la spesa energetica per il riscaldamento.


In relazione alle diverse modalità di trasmissione del calore accumulato, le serre si possono dividere in due tipologie: a guadagno diretto o a guadagno indiretto.

Le serre a guadagno diretto costituiscono estensioni vere e proprie dello spazio abitato, da questo non separate se non per tramite di schermature vetrate e pertanto la radiazione solare incidente sulla superficie della serra, entra direttamente nell’ambiente interno e viene assorbita durante il giorno dagli elementi massivi di accumulo (pareti, solai, ecc) e da questi rilasciata all’ambiente durante le ore notturne.


Nei sistemi a guadagno indiretto, al contrario, la radiazione solare incide su una superficie di accumulo e riscalda l’aria dello spazio filtro fisicamente separato dallo spazio abitato, detto spazio tampone, a questo collegato tramite aperture che vengono aperte o chiuse per favorire lo scambio d’aria che, assieme al calore trasmesso verso l’interno da una eventuale superficie di accumulo, riscalda lo spazio abitato.

Oggi, i “sistemi vepa per il risparmio energetico” cioè le vetrate panoramiche amovibili, passive e sostenibili, per efficientare balconi e verande in serre solari a convenzione termica naturale (“captanti” e “tampone”), senza aumento di volumetria né modifica di destinazione d’uso, rappresentano di fatto un’importante evoluzione in termini di ottimizzazione energetica, in quanto ancora più passive e quindi termicamente più efficienti rispetto alle serre solari tradizionali con il tetto in vetro che nei mesi estivi risultano essere molto più trasmittanti e perciò energivore, economicamente poco convenienti e molto meno sostenibili rispetto alle vepa.


A cura del Comitato Tecnico Asvvepa

 

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PAOLO MANOCCHI

POLO MANOCCHI
E L’ACCADEMIA DELLA CITTA’ LEGGERA

La società migliora quando migliorano le persone che la compongono”, di questo sono stato e sono profondamente convinto sia a livello sociale sia a livello aziendale.                                                                                                        

Paolo Manocchi

AZIENDE – CORSI DI FORMAZIONE E MOTIVAZIONE

In ogni mondo facciamo ciò che quel mondo ci permette di fare.

Fin da subito mi sono accorto che l’azienda è spesso attraversata da una serie di contraddizioni strategiche, organizzative e relazionali che a volte rasentano il paradosso.

Quindi l’impegno professionale l’ho sempre indirizzato nel coinvolgere le persone, che ho in aula, stimolandoli a comprendere alcuni aspetti della nostra psiche per vivere meglio le situazioni quotidiane che ci vedono protagonisti e che spesso appaiono insensate.

La società civile e l’azienda, che è fatta dalle stesse persone della società, sono due mondi che si compenetrano ed entrambi traggono giovamento o decremento gli uni dagli altri; ecco perché le persone faranno sempre la differenza!!

I corsi dei quali mi occupo sono stati “distillati” in tanti anni di esperienza e studio sul campo! Mi piace il pensiero Zen, applicato e declinato per noi che viviamo da questa parte del mondo. Ogni giardino è un corso.

Ogni corso è un meraviglioso giardino nel quale puoi trovare ciò che ritieni utile alla tua crescita. Ogni giardino è un luogo dove possiamo, insieme, fare una passeggiata.

Vinci

Sentirsi a proprio agio, stare bene, vivere con serenità la relazione … col partner, con un figlio, con un amico. Lavorare riuscendo meglio a governare la comunicazione col capo, con i colleghi, con i clienti e i fornitori.                                                                               Soave                                                                                                                            

…sono partito da questo aggettivo per dar vita ad un sostantivo… così come è dal gruppo che si parte per dar vita ad una squadra vincente!

Autostima

…valere al di là del fare… meritare perché si esiste… vivere in equilibrio in un sistema che crea costantemente disequilibrio… Parla

parlare per la maggior parte delle persone è un atto automatico… per alcuni è uno strumento ma… per pochissimi è un’arte da “presentare in pubblico.

Memoria e lettura efficace

Concentrarsi, ovvero “portarsi al centro”, stare lì con la testa, leggere con attenzione, con rapidità, senza superficialità, comprendere ovvero “prendere con sé”… ricordare, ciò che serve, a lungo termine…

Ora

Tutti abbiamo lo stesso tempo da vivere all’interno delle 24 ore di una giornata. Perché per alcuni non passa mai e per altri è sempre troppo poco?

Cos’è il Coaching

Una delle più importanti e rivoluzionarie affermazioni in ambito psicologico di fine ‘800 è stata quella pronunciata da un grande psicologo e filosofo americano W.

James il quale ha rivelato al mondo: “l’uomo è padrone dei suoi pensieri”!

 

Il coaching è un’opportunità che io definisco… un impegno personale.

 

Cosa fa il Coach? È una persona che aiuta altre persone a raggiungere i loro massimi livelli di performance.

Il termine coach deriva dal sostantivo “coach” che in inglese significa “carrozza, vettura, vagone” ovvero un veicolo che trasporta una persona da un punto A di partenza ad un punto B di arrivo.

 

Il coach ti accompagna durante il viaggio che tu scegli di intraprendere. Il coaching è fortemente centrato sulla soluzione.

Io non svolgo un coaching terapeutico e in nessun modo mi occuperò di svolgerlo durante le sessioni di coaching che ci vedranno protagonisti.

 

Per potenziare la tua leadership personale ed intraprendere una serie di incontri di coaching significa che sei cosciente di avere una adeguata forza di volontà per  accettare di creare situazioni impegnative dalle quali potrai uscire vincente solo decidendo di attuare cambiamenti di pensiero e di azione.

 

Io lavoro secondo il principio dell’Apprendimento a Doppio Ciclo dove le energie vengono indirizzate nel far apprendere cosa è necessario fare e come farlo per realizzare l’obiettivo che la persona si prefigge. Il mio modo di fare coaching consiste nell’aiutarti a “pescare il pesce”, stimolandoti nel contempo, a comprendere come auto motivarti per “imparare a pescarlo da solo”!

Questo permette, grazie al tuo impegno, di passare da uno stato desiderato, astratto, ad uno stato raggiungibile, concreto.

Il coaching ha l’obiettivo di renderti libero, indipendente e responsabile delle scelte che prenderai.

3.950                giornate di aula effettuate

200                   eventi congressuali meeting aziendali

25                      eventi di beneficienza

118.000           persone formate in aula e congressi

2.000                ore di coaching effettuate

730                   ore di formazione vissute come allievo

AZIENDE / Con chi lavoro ed ho lavorato

 

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BALCONE “SERRA SOLARE CLIMATICA

BALCONE “SERRA SOLARE CLIMATICA

Forse non tutti sanno che la maggiore dispersione di energia termica avviene attraverso i muri esterni della casa che, insieme a porte e finestre, rappresentano i punti più critici nella dispersione del calore o della climatizzazione. La maggior parte degli edifici costruiti in Italia fino a pochi anni fa non appartenevano a nessuna classe energetica. I serramenti performanti di ultima generazione e i cappotti esterni termo-protettivi sono stati introdotti solo da pochi anni. Significa che le decine di milioni di balconi del “parco edile” italiano inutilizzati, producono una quantità incalcolabile di spreco energetico ed economico.

 

Proteggere un grande balcone su cui si affacciano porte e finestre con vetrate panoramiche significa creare, a tutti gli effetti, una serra solare. Infatti, le ante di vetro che chiudono ogni balcone che abbia una buona esposizione al sole, crea una specie di serra solare “captante” e, nello stesso tempo, una serra solare “tampone”. Una formidabile macchina termica che fa risparmiare energia, soldi e riduce l’inquinamento.

 

Come avviene? Di giorno, nei mesi invernali, i vetri di questa serra captante immagazzinano il calore creato dai raggi solari e lo ridistribuiscono ad altri vani all’interno della casa, riducendone drasticamente il consumo energetico. Di notte il balcone conserva parte di questo calore, trasformandosi in una serra “tampone”, vale a dire un cuscinetto termico tra l’interno della casa e l’esterno. Per fare un esempio, immaginiamo di avere una temperatura interna di 20° e una temperatura esterna di 10°. L’interno di un balcone protetto da VePa avrà una temperatura media tra quella esterna e quella interna, vale a dire di circa 15°. 

 

Per effetto dell’entropiail secondo principio della termodinamica, l’energia termica (il calore) fluisce sempre da un corpo più caldo a uno meno caldo e mai in direzione contraria. L’energia, cioè, si ridistribuisce finché il sistema costituito dai due corpi raggiunge un equilibrio completo, entrambi hanno la stessa temperatura e non è più possibile il passaggio di calore dall’uno all’altro. Applicando questo postulato all’abitazione, significa che la dispersione termica è continua, non ha fine se non con il cambio di stagioni e quindi di temperature climatiche.


Gli elementi vitrei che costituiscono l’involucro del balcone fanno diminuire all’interno il valore di trasmittanza termica. Questo indica una minore quantità di calore disperso e quindi una più alta efficienza energetica della casa o appartamento. Un’intera parete che ha un balcone chiuso con VePa ha una dispersione termica inferiore del 35% circa rispetto ad una parete con balcone aperto. 


Moltiplicato per i milioni di balconi aperti (e proprio perché inutilizzati o abbandonati), il risparmio, in termini di energia, economia e ecologia, sarebbe enorme.

Ad esempio, da uno studio su rapporti di Sensitivity Analysis effettuato dai ricercatori Kimmo Hillialo, Eerik Makitalo e Jukka Lahdensivu della Tempere University of Technology, i risparmi ottenuti da balconi vetrati (serra tampone o cuscino termico) a Stoccolma equivarrebbero a circa 1.000 Kwh, cioè il 14.9% in un anno.

I risultati delle indagini condotte dai nostri rivenditori proprio sul risparmio energetico, fanno riflettere. Le famiglie che hanno installato le vetrate panoramiche sui propri balconi hanno visto le loro bollette di gas e luce diminuire di circa un terzo. Centinaia di testimonianze raccolte nel corso di questi studi, indicano che una camera da letto la cui parete esterna si affaccia su un balcone protetto con le VePa, necessita di pochissimo riscaldamento o niente affatto a secondo dell’esposizione.


Risparmio energetico

In Italia il gas naturale rappresenta la principale fonte energetica. Negli ultimi anni, il suo consumo, nel settore residenziale, è stato pari al 50% dei consumi totali. Rilevante anche l’energia elettrica, il cui consumo equivale a un quarto del totale. Il consumo energetico per il riscaldamento e raffrescamento degli spazi abitativi assorbe circa l’80% dei consumi complessivi, valore in crescita negli ultimi anni a causa delle maggiori esigenze di comfort abitativo e della conseguente installazione di impianti, laddove una volta assenti.


Se come sostengono gli studi Istat, nel “parco edilizio” italiano sono presenti all’incirca 13 milioni di edifici di cui 32 milioni sono le unità abitative, ognuna delle quali con uno o più balconi, per un totale approssimativo di circa 30 milioni di balconi, e se nel nostro Paese si programmasse, con la messa in campo di strumenti di incentivazione (già collaudati in altre nazioni), l’adeguamento di tutti quei balconi inutilizzati (fonte di enorme dispersione termica) attraverso l’applicazione di vetrate panoramiche, si potrebbero risparmiare centinaia di milioni di Euro e ottenere un ottimo rapporto costo/beneficio.

 

Se ipoteticamente solo la metà di questi balconi fosse chiuso con le vetrate panoramiche, calcolando il risparmio energetico quantificato mediamente del 30% per ogni singola abitazione, si ridurrebbe anche l’inquinamento atmosferico.

Non solo, adeguando e potendo utilizzare questi balconi, la domanda di cubatura diminuirebbe e si risparmierebbe ulteriore occupazione e consumo di territorio nazionale già fin troppo cementificato.

 

 

E’ stato poi dimostrato che, per proteggere e finalmente fruire di tutti questi balconi “abbandonati”, grazie all’utilizzo sempre più frequente delle Vetrate Panoramiche amovibili (o VePa), non solo si risparmia energia e denaro ma, come è stato acclarato, il poter vivere in ambienti domestici luminosi e ben aerati o facili da ventilare giova moltissimo e in maniera radicale alla nostra salute e al nostro benessere, soprattutto in caso di lockdown.

Questo avviene già, da molti anni, nei Paesi del nord Europa dove interi quartieri di grandi città sono stati urbanisticamente riqualificati dal punto di vista funzionale, estetico e architettonico e resi energeticamente efficienti, cioè “passivi”.

La città di Stoccolma, un virtuoso esempio tra tanti, ha risparmiato in pochi anni decine di milioni di Euro, riducendo al contempo cementificazione e inquinamento.

 

Il nostro immediato futuro sarà sempre più “smartworking”.

Come già avviene in queste nazioni nordiche, trascorreremo molto più tempo in casa. Risparmieremo tempo prezioso da dedicare a noi stessi, al nostro tempo libero, allo svago, ai nostri hobby o passioni, allo

sport, alle nostre relazioni sociali, familiari e affettive. Ci sposteremo meno, risparmiando carburante e riducendo l’inquinamento. Vivremo meglio e di più la nostra casa che diventerà il luogo più importante della nostra vita e di molte attività ad essa legate.

 

Quale luogo domestico, quale vano se non un grande balcone protetto e reso vivibile grazie alle VePa potrebbe essere più adatto?

 

Se le serre solari climatiche sono considerate a tutti gli effetti delle efficienti e meravigliose macchine per la produzione passiva di energia termica a costo zero grazie alla captazione, all’accumulo e alla distribuzione del calore prodotto dai raggi solari, i balconi lo sono ancor di più. Perché mentre la tradizionale serra solare con tetto e pareti in vetro funziona perfettamente nei mesi invernali, in estate si trasforma in un “forno” e necessita quindi di essere protetta da schermature solari o di essere climatizzata, rendendo vano il risparmio energetico e inficiando i benefici goduti in inverno.

 

Al contrario di un balcone che, chiuso con le vetrate panoramiche amovibili, se esposto bene, diventa anch’esso una vera e propria serra solare captante, ma con la sostanziale differenza di essere “passivo” sempre, tutto l’anno, in quanto il solaio superiore lo protegge dal sole e, inoltre, quando fa caldo, le antine di vetro delle VePa, si aprono completamente scomparendo e lasciando libera l’intera superficie perimetrale del balcone, rendendolo piacevolmente ventilato quando necessita.

 

Vito A. Chirenti

 

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Houseboat

SCHOONSCHIP, IL QUARTIERE GALLEGGIANTE PIÙ SOSTENIBILE D’EUROPA

Ad Amsterdam sono pronte le prime 26 case galleggianti di Schoonschip, che promette di essere “il quartiere galleggiante più sostenibile d’Europa”. Perché produce energia e non spreca acqua. Il master plan è firmato dagli olandesi Space&Matter.

 

Un prototipo urbano innovativo che coinvolge i residenti nella progettazione e propone nuovi modelli di convivenza. Nasce con questi intenti ad Amsterdam il complesso di villette galleggianti il cui master plan è stato sviluppato dallo studio di urbanistica sperimentale Space&Matter: 46 case in totale, le prime 26 delle quali sono già state inaugurate.

Gli abitanti possono personalizzare a piacere le loro case anche grazie all’agile manuale approntato dallo studio, che per facilitare il processo ha coinvolto una ventina di architetti. Un modello simile di progettazione partecipata era già stato realizzato da questo studio olandese nel 2011 sempre ad Amsterdam, con il villaggio di creativi De Ceuvel, e nel più recente Object One a Deventer (altra cittadina olandese). Il complesso galleggiante Schoonschip, che sarà terminato entro l’estate, ospita in tutto 140 persone ed è stato pensato per essere non solo energeticamente autosufficiente, ma anche in grado di vendere energia in eccesso, o di scambiarla con altri servizi. Come? Grazie a una serie di caratteristiche e dispositivi.

Prima di tutto ogni unità abitativa è equipaggiata con pannelli fotovoltaici. L’energia prodotta viene accumulata in una batteria e quella in eccesso può essere scambiata con una criptovaluta (si chiama Jouliette) da utilizzare per acquistare merci e servizi all’interno del quartiere. Pompe di calore acquaacqua utilizzano il canale per riscaldare le abitazioni. La pioggia viene raccolta attraverso i tetti-giardino, filtrata e riutilizzata. A tutto ciò vanno aggiunti una gestione dei rifiuti intelligente e un parcheggio con ricarica per le automobili, rigorosamente elettriche e condivise tra residenti (chi aderisce al progetto infatti deve rinunciare all’auto di proprietà). «Schoonschip è un quartiere che offre soluzioni concrete ad alcuni dei problemi più complessi dei nostri giorni: dal cambio climatico alla gestione dei rifiuti», racconta Sascha Glasl, uno dei tre partner fondatori di Space&Matter, ma anche un residente della comunità che sperimenterà in prima persona i vantaggi di questo villaggio evoluto. Il quartiere galleggiante più sostenibile d’Europa è quasi pronto. Zero emissioni, produzione di energia pulita, un nuovo modello di convivenza che guarda al futuro.

 

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Sostenibilità ambientale

SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE

Il suolo*

L’Articolo 9 della Costituzione della Repubblica Italiana recita “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.”

Nel settembre 2015, 193 membri dell’Onu, rappresentanti di altrettanti Paesi, sottoscrivono l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.

Le basi sono tratte dai Millennium development goals, otto capisaldi da rispettare per costruire un futuro equo e sostenibile tra cui: ridurre la mortalità e la denutrizione infantile, garantire a tutti l’accesso all’istruzione primaria, garantire l’uguaglianza di genere, combattere Hiv-Aids, creare un partenariato mondiale per lo sviluppo e garantire la sostenibilità ambientale.


Quest’ultimo punto ispirerà l’obiettivo undici dell’Agenda 2030 “Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili”.


Le città generano un introito economico pari all’80% del totale e si stima che entro il 2050, il 66% della popolazione vivrà in contesti urbani.


Sulla base di tali previsioni, risulta difficile immaginare lo sviluppo delle città avulso da una visione sostenibile che garantisca, così come scritto chiaramente nel Rapporto Brundtland, la disponibilità delle risorse alle generazioni presenti senza inficiare quelle future. Il primo passo verso la progettazione responsabile è la conoscenza approfondita dei fenomeni che interessano il territorio urbano,

motivo per il quale è fondamentale lo studio della permeabilità e impermeabilità del suolo, di come queste si distribuiscono, come si sviluppano e come mutano nel corso degli anni.


Per dare una definizione di suolo esaustiva e scientificamente accettata e condivisa, possiamo attingere da quella elaborata durante i lavori della “Strategia europea tematica per la protezione del suolo”, del 2006. “Il suolo è lo strato superiore della crosta terrestre costituto da componenti minerali, organici, acqua, aria ed organismi viventi. Rappresenta l’interfaccia tra terra, aria e acqua ed ospita gran parte della biosfera. Visti i tempi estremamente lunghi di formazione del suolo, si può ritenere che sia una risorsa sostanzialmente non rinnovabile. Il suolo ci fornisce cibo, biomassa e materie prime; funge da piattaforma per lo svolgimento delle attività umane; è un elemento del paesaggio e del patrimonio culturale e svolge un ruolo fondamentale come habitat e pool genico […]. Per l’importanza che rivestono sotto il profilo socioeconomico e ambientale, tutte queste funzioni devono pertanto essere tutelate”.


All’interno del suolo vengono stoccate, filtrate e trasformate molte sostanze tra cui acqua, nutrienti e carbonio, di cui il suolo è il principale deposito del pianeta. Le funzioni pedologiche dipendono dalla struttura, di conseguenza eventuali danni alla stessa hanno ripercussioni negative su altri elementi ambientali ed ecosistemici. Un suolo di buona qualità fornisce numerosi benefici ecologici, economici e sociali, attraverso la fornitura di servizi ecosistemici di diversa natura, tra i quali approvvigionamento (prodotti alimentari, materie prime), regolazione e mantenimento (regolazione climatica, cattura e stoccaggio di carbonio, controllo dell’erosione, regolazione della qualità delle acque, etc.) e servizi culturali (ricreativi, culturali, paesaggistici, naturalistici, etc.). Per l’importanza che il suolo e le funzioni da esso svolte rivestono sia a livello socioeconomico che ambientale, è necessaria un’azione di tutela dalle minacce. (Dati: Roma Capitale Dipartimento Trasformazione Digitale UO Statistica / Open Data; ISPRA Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale)

 

 

(Rapporto Ispra: in Italia perso il 7,3% del territorio, in tre anni divorata un’area di 720 kmq)

In Italia, anche nel 2012, il consumo di suolo continua a “galoppare” al punto che il nostro paese ha perso, negli ultimi tre anni, altri 720 km quadrati, un’area grande quanto i comuni di Milano, Firenze, Bologna, Napoli e Palermo messi insieme. A lanciare l’allarme è il nuovo rapporto sul consumo di suolo dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), da cui emerge che il 7,3 per cento del nostro territorio è “ormai perso irreversibilmente”. Lo studio evidenzia che “si è passati da poco più di 21.000 kmq “divorati“ nel 2009 a quasi 22.000 nel 2012. La velocità “mangia“ suolo italiana non rallenta e continua a procedere al ritmo di 8 metri quadrati al secondo.


L’istituto di ricerca punta il dito anche contro i “forti impatti sui cambiamenti climatici: la cementificazione galoppante ha comportato dal 2009 al 2012 l’immissione in atmosfera di 21 milioni di tonnellate di CO2 per un costo complessivo stimato intorno ai 130 milioni di euro”.


Gli effetti di questa trasformazione si ripercuotono anche “sull’acqua e sulla capacità di produzione agricola”. Tra il 2009 e il 2012 a causa dell’impermeabilizzazione abbiamo perso “una capacità di ritenzione pari a 270 milioni di tonnellate d’acqua che, non potendo infiltrarsi nel terreno, deve essere gestita.


In questo contesto, le VePa, hanno la funzione di recuperare parte di questa cementificazione inutilizzata rendendola utile e legittimandola proprio attraverso un’utilità abitativa.


Proteggere e salvaguardare il nostro pianeta per la sopravvivenza degli esseri umani e animali e di tutti gli organismi viventi, impone nuove riflessioni e urgenti azioni.


Tra le priorità, ridurre il consumo del territorio è una delle più importanti. Questo è il momento di cambiare il volto dell’edilizia italiana dove il 98% degli oltre trenta milioni di balconi stimati, sono totalmente inutilizzati.

Una percentuale imponente di quel “parco edile” cementificato che negli ultimi decenni ha consumato o, meglio, “divorato” buona parte del nostro territorio. Non solo un enorme spreco di spazio ma anche un ingente spreco di energia e di risorse naturali, ambientali ed economiche.


E’ stato calcolato, ad esempio, che la dispersione termica di una parete con balcone su un edificio (insieme porte e finestre tradizionali) fa perdere inesorabilmente il 30% circa del fabbisogno di un appartamento, in termini di energia termica e di denaro, oltre ad accrescere l’inquinamento atmosferico.

 

Percentuale che, moltiplicata per milioni di balconi, si esprime con cifre da capogiro.


“È tempo di smettere di far finta di niente e di pensare il suolo come una merce, inseguendo egoismi amministrativi ammantati di parole enigmatiche e doppie.” (Paolo Pileri)

E’ stato evidenziato dagli studi Istat su “Forme, livelli e dinamiche dell’urbanizzazione in Italia” che il nostro è il Paese più urbanizzato d’Europa e uno tra i maggiori al mondo. Significa che è la nazione che ha consumato più territorio: un’incidenza del 7% contro una media UE del 4,1%. Dal 2011 al 2014 sono stati costruiti oltre 540.000 nuovi fabbricati, quasi tutti per utilizzo residenziale.


Anche i dati pubblicati dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – vigilata del Ministro dell’Ambiente) sul “Consumo di suolo in Italia 2020”, sono a dir poco impressionanti. “Il consumo di suolo in Italia continua a trasformare il nostro territorio con velocità elevate. Nell’ultimo anno, le superfici delle nuove costruzioni hanno riguardato altri 57,5 kmq , ovvero, in media, circa 16 ettari al giorno. Un incremento che non mostra segnali di rallentamento e che, in linea con quelli rilevati nel recente passato, fa perdere al nostro Paese quasi due metri quadrati di suolo ogni secondo. La velocità del consumo di suolo è ancora molto lontana dagli obiettivi europei, che prevedono l’azzeramento del consumo di suolo netto, ovvero il bilancio tra il consumo di suolo e l’aumento di superfici naturali attraverso interventi di riqualificazio

ne del territorio. Considerando il calo delle nascite, è come se avessimo costruito 135 mq per ogni nato nel 2019.

A proposito di “consumo di territorio” ho citato sopra una frase da un testo interessante: “100 Parole per salvare il suolo” di Paolo Pileri, Docente di pianificazione e progettazione urbanistica al Politecnico di Milano, (tiene corsi sia alla Scuola di Architettura sia a quella di Ingegneria del Politecnico di Milano). L’inclusione del tema del suolo e delle questioni ambientali, ecologiche e paesaggistiche nella pianificazione territoriale e urbanistica è da sempre il suo àmbito di ricerca ed è autore di oltre 200 tra articoli e libri sulla pianificazione urbanistica e ambientale e la mobilità sostenibile.


Nell’introduzione a questo libro, lo storico dell’arte Tomaso Montanari scrive: L’urbanistica è una lingua straniera: 100 parole “tradotte” in italiano per imparare a leggere le trasformazioni del suolo contenute nelle leggi e nei piani.

E dire “sì” alla tutela del suolo e al riutilizzo di quel che già esiste.

Cementificazione e spreco di risorse

L’Italia è il paese degli sprechi. È risaputo. Oltre a quelli della politica e a quegli della pessima gestione del territorio da parte delle amministrazioni regionali, vi sono altri tipi di sprechi. Tra questi ve n’è uno così grande e sotto gli occhi di tutti, eppure totalmente invisibile e del quale, perciò, nessuno si accorge. Basti alzare gli occhi, camminando o guidando nei centri abitati, per vederlo.

 

In Italia infatti sono presenti 13 milioni di edifici di cui 32 milioni le unità abitative, la maggior parte delle quali possiedono uno o più balconi, per un totale approssimativo di circa 30 milioni di balconi (fonti ISTAT).

Balconi inutilizzati

Sono i balconi dei palazzi e delle case. Centinaia di migliaia, milioni di metri quadri di spazi abitativi, totalmente inutilizzati nella maggior parte dei casi. Uno spreco che grava sulle tasche dei cittadini perché, se i balconi non vengono utilizzati e rimangono abbandonati, sono soggetti ad usura e degrado e necessitano di costante manutenzione. Uno tra i tanti sprechi made in Italy causato da una pessima gestione politica del territorio, dalla mancanza di strumenti urbanistici adeguati e da un Parlamento immobile che dovrebbe introdurre norme per limitare il consumo di suolo italico ma sopratutto promulgare strumenti che incentivino la riqualificazione del “parco immobiliare” nazionale esistente di cui una parte – i balconi, appunto – non utilizzata.

 

I balconi – solitamente non utilizzati – rappresentano circa il 7% del totale della cubatura (vale a dire il volume cementizio che attualmente insiste al suolo e che ha consumato il nostro territorio).

Rendere un balcone vivibile per incentivare l’utilizzo di nuovi spazi all’interno della stessa abitazione farebbe diminuire la domanda di nuove case e ridurre il consumo di suolo e l’occupazione di spazio nel territorio.


Per esempio, una famiglia con due figli che abitasse in un appartamento con una camera da letto matrimoniale e una doppia, alla nascita del terzo figlio dovrebbe cercare un altro appartamento con una terza camera da letto, anche perché poi i figli crescono e le esigenze degli adolescenti cambiano. Se tale appartamento avesse un grande balcone – magari inutilizzato perché non protetto – dove trasferire la stanza da pranzo (ma non la cucina con relativi impianti) creando così un living, questa famiglia potrebbe usufruire di maggiore spazio abitativo interno dove ricavare la terza stanza da letto e non dover trovare un appartamento più grande, o perlomeno senza urgenza.

Vito A. Chirenti

 

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Orti alti

L’ortoalto è stato realizzato nel 2016 sul tetto piano di un’ex fonderia, la Simbi, situata nel quartiere di Borgo Vittoria, nella periferia nord di Torino.

Il complesso, opera dell’architetto bulgaro Nicolaj Diulgheroff, risale alla fine degli anni ’30 e costituisce un interessante esempio di architettura del tardo razionalismo: un edificio-macchina con maniche basse, tettoie sporgenti, grandi vetrate e oblò, separate da cortili collegati fra loro.  La fabbrica viene dismessa alla fine degli anni ’60 e diventa di proprietà della Città di Torino che la concede in gestione alla Casa Federico Ozanam, per aiutare e accogliere studenti-operai. Alla fine degli anni ’80 i locali sono riconsegnati al Comune e riassegnati a enti diversi, riservandoli ad attività socialmente utili per la comunità locale.

Nel corso degli anni l’intero complesso subisce un rapido degrado, molte sue parti diventano inagibili e solo alcune porzioni di esso, date in concessione a enti più strutturati, sono riqualificate e adibite ad attività più continuative.

Il progetto dell’ortoalto si avvia grazie alla collaborazione con uno di essi, la Cooperativa Sociale Meeting Service che si occupa di inserimento lavorativo di giovani svantaggiati e opera nella Casa Ozanam a partire dagli anni ’80 con la gestione di un ristorante e di un ostello. L’ortoalto viene realizzato, infatti, proprio sul tetto del ristorante, un lastrico solare di 300 metri quadri, trasformato in un giardino pensile coltivato a orto. Un intervento fisico di miglioramento estetico e ambientale, innanzi tutto, punto di innesco della rigenerazione dell’intero complesso. 

Ma non solo. L’ortoalto intreccia in modo indissolubile il tema della rigenerazione urbana con quello dell’inclusione sociale.

Fin dall’avvio del cantiere, infatti, l’ortoalto si configura come luogo di apprendimento e di inclusione per numerosi soggetti: la posa della stratigrafia del verde pensile è affidata a una cooperativa sociale di giardinieri, che si certifica come posatore del sistema Harpo e in questo cantiere sperimenta una nuova linea di attività. Le varie fasi delle lavorazioni sono seguite dagli studenti dell’Istituto per geometri di Pinerolo, attraverso un percorso di alternanza scuola-lavoro. La piantumazione finale dell’orto è realizzata dai pazienti dell’AslTO2 tramite un percorso terapeutico dedicato all’orticultura.

La cura dell’ortoalto e dell’apiario installato sul tetto di fronte sono curati quotidianamente dal personale della cooperativa sociale Meeting Service supportati da un’associazione di agronomi e apicultori. La produzione dell’orto (insalate, zucchini, fagiolini, basilico, erbe…) e del miele è introdotta nel menù del ristorante e, pur non raggiungendo grandi quantitativi, contribuisce al reperimento di materie prime “metro zero” per la cucina del ristorante e rappresenta un importante volano per la sua comunicazione e ridefinizione della sua immagine verso i clienti.

Il progetto, concepito da subito come luogo aperto al quartiere e inclusivo, si è scontrato con l’iter normativo e i regolamenti comunali che hanno imposto di definire un unico beneficiario e di regolamentarne l’accesso attraverso la realizzazione di un cancello dotato di una chiave. Ciò nonostante, nel corso del 2016, l’ortoalto è stato aperto al quartiere in occasione di diverse feste pubbliche che hanno dimostrato le sue grandi potenzialità come luogo di interazione e socialità.

A partire da questi presupposti si sta costruendo ora il prossimo futuro dell’ortoalto e di Casa Ozanam, favorito anche dalla recente introduzione da parte della Città di Torino del “Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura, la gestione e la rigenerazione dei beni comuni urbani”.


Proprio sul solco di queste nuove strategie di cura dei beni comuni, l’ortoalto è oggi un giardino condiviso, sul modello dei Jardins Partagés parigini: aperto a tutti i cittadini due pomeriggi alla settimana; presidiato e curato grazie a un patto di collaborazione tra cittadini attivi che coinvolge oltre a OrtiAlti, Meeting Service e altre associazioni del territorio, tre giovani stranieri richiedenti protezione internazionale che risiedono nell’ostello e che, attraverso un percorso di formazione, sono oggi i veri guardiani, giardinieri, apicultori e animatori di questo luogo speciale.


Un processo di apertura e cura condivisa dei beni comuni, che a partire dall’ortoalto, vuole estendersi a tutta la Casa Ozanam, per trasformarla in vero community hub, a

servizio del quartiere, in cui si integrano funzioni di ospitalità, produzione e animazione culturale a vocazione ambientale.

https://ortialti.com/

 

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lygth city accademy

UN LABORATORIO DEL FUTURO PENSATO CON E PER I GIOVANI

Light City Academy si propone di creare un luogo di condivisione e partecipazione per sensibilizzare i giovani alle questioni climatiche ed ecologiche, formarli e sostenerli nei loro progetti.

 

Di fronte al cambiamento climatico, il successo della transizione ecologica richiede un cambiamento radicale dei nostri stili di vita, dei consumi e del nostro rapporto con la natura. Le giovani generazioni sono idealmente adatte a costruire questo mondo di domani.

Per trasformare queste ragioni dell’agire in poteri dell’agire, i componenti del Comitato Tecnico Direttivo hanno istituito Light City Academy, l’Accademia della Città Leggera, che vuole essere un luogo di incontro, di riflessione e di condivisione attraverso la formazione, il supporto e l’azione sulle tematiche ambientali. L’idea è quella di sensibilizzare i giovani sui temi ecologici e fornire loro gli strumenti e le soluzioni per affrontare criticità climatiche e ambientali, progettando il domani.

RISORSE E DI APPRENDIMENTO

Light City Academy si rivolge principalmente ai giovani e ai giovanissimi che desiderano scoprire risorse e strumenti sulle questioni ambientali e sviluppare nuovi poteri d’azione per trasformarli in un pensiero “green” e in un nuovo stile di vita.

L’Accademia vuole diventare anche un luogo accessibile al grande pubblico, aperto alla formazione continua anche degli adulti. Ispirato da pedagogie attive incentrate sul progetto e sull’apprendimento collaborativo, offrirà un’offerta guidata da “docenti della città leggere” e da associazioni vicine a queste tematiche:

  • Workshop per comprendere meglio la crisi climatica e ambientale, per interrogarsi sulle sfide della transizione ecologica in senso lato (clima, biodiversità e vegetazione, riduzione dei rifiuti, riutilizzo, viaggi, urbanizzazione sostenibile, risparmio energetico, edilizia del recupero, ecc.).
  • Moduli per acquisire le “competenze dell’agire”: sviluppare sinergie, parlare in pubblico, risolvere problemi collettivi, anticipare le tendenze, acquisire competenze digitali e pratiche (come il riciclaggio), scoprire la biodiversità, realizzare progetti di sostenibilità etica ecc.
  • Sessioni per supportare i giovani nella creazione di progetti individuali o collettivi nel campo della transizione ecologica: con l’installazione di un incubatore di progetti, promozione del networking con l’ecosistema professionale cittadino o impegnato nel campo della transizione ecologica, supporto per i giovani in ricerca di finanziamento e costituzione di un’associazioni, gruppi di lavoro, ecc.

Nella LCA verranno erogate formazione e certificazioni di competenze pratiche e teoriche per supportare l’integrazione professionale dei giovani attorno alle sfide della transizione ecologica.

Sarà una innovazione e un nuovo passo nella politica di educazione ambientale sostenuta dalle città e dai cittadini per sensibilizzare tutti sulle questioni climatiche e ambientali e offrire nuove capacità di azione.

LIGHT CITY ACADEMY, UN LUOGO CULTURALE PER UNA NUOVA VISIONE DEL MONDO

L’Accademia incarnerà in modo attraente il mondo a basse emissioni di carbonio in cui vorremmo vivere nel 2030. In continua evoluzione, è parte di un processo di apprendimento e innovazione educativa: è un luogo trasformativo per fare leva sulla realtà e scuotere sia l’attuale individuale che quello collettivo pratiche e decisori.

Coinvolgere i giovani e i giovanissimi

Questa Accademia è costruita per e con i giovani. Dall’inizio del progetto, altre  organizzazioni giovanili impegnate per il clima saranno convolte sulla programmazione, lo sviluppo e la comunicazione … Studenti delle scuole superiori delle nostre città partecipano alla creazione del progetto, giovani di tutti i Paesi, anche internazionali.

Anche i più piccoli sono invitati a esprimere la loro opinione! Il Consiglio direttivo di Assvepa invita i bambini e i loro genitori a presentare idee per fare conoscere le loro opinioni sulla futuro. Questa call for ideas raccoglie i desideri dei bambini dai 9 agli 11 anni su tematiche climatiche ed ecologiche.

VOLONTARI PER IL CLIMA: AGIRE DI FRONTE ALL'EMERGENZA CLIMATICA

Oggi sono sempre più numerose le Città Leggere di tutto il mondo risolutamente impegnate contro il riscaldamento globale grazie ai “Volontari per il clima”.

LCA, insieme ad una rete di associazioni partner, offrono gli strumenti per diventare attori della transizione ecologica. Diventare Volontari per il Clima significa entrare a far parte di una comunità composta oggi da centinaia di miglia di persone, pronte a mettersi in gioco e ad agire concretamente a favore del clima globale.

 

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